Avrei voluto scrivere una recensione "delle mie", quelle in cui perculeggio la band in questione usando delle iperboli, semplice ironia o della feroce satira, oppure il classico "andate a lavorare" con voto 2, ma poi ho pensato che come nel caso degli
Amaranthe sarebbe arrivato qualche sfigato millennial che scrive per
www.metalugualeamore.com con la lingua perennemente sul culo di tutte le agenzie ed etichette del settore a scusarsi a nome di tutta la "
scena editoriale underground italiana" per l'atteggiamento irriverente e denigratorio del Graz-idiota e di tutta quella sciagura chiamata www.metal.it colpevole di non piegarsi al pensiero comune che vede come non stroncabile qualsiasi nuova uscita di rilievo, specie se di etichette potenti: che poi intendiamoci, adesso passa il messaggio che detesto la
Nuclear Blast, quando metà del loro capitale attuale è merito delle mie centinaia di acquisti lungo i 30 anni di vita della label di Donzdorf e quando oltre alle meritatissime stroncature che denunciamo abbiamo anche i top album di
Possessed, Destruction, Majestica, Northtale, senza contare le ottime valutazioni per
Vader, Fleshgod Apocalypse e Twilight Force, questo contando solamente gli ultimi 2 mesi, quindi figuriamoci un po'.
Il problema in questo caso è semplicemente uno: i
Sonata Arctica fanno cagare, e non solo da questo "
Talviyö", ormai il loro decimo album in studio, ma da una 15ina di anni abbondanti. Il fatto che i dati di vendita li abbiano premiati in tutto questo tempo - sono spiacente - ma con il sottoscritto non regge, altrimenti cambiamo tutti genere musicale ed andiamo ad ascoltare
Despacito o assecondiamo miliardi di mosche e diventiamo coprofagi.
Coprofagi no, ma coprofili senza dubbio sì se ci accostiamo a questo "Talviyö" con benevolenza.
Andiamo ad elencare in dettaglio cosa c'è che non va, prima che il paladino della stampa metal italiana di turno venga a lamentarsi che il disco non è stato ascoltato e sviscerato attentamente.
La voce di
Tony Kakko: terribile, non è mai stato un drago ma prima c'era cattiveria, carisma, qui è ancora più moscio e svuotato del solito, sembra qualcuno che gli fa l'imitazione, una parodia di se' stesso, invece è proprio lui. Terribile dall'inizio alla fine.
I brani: no ragazzi seriamente... quando ho recensito "
Pariah's Child" con la "famosa" videorecensione del "
brutto/bello" io scherzavo ma non pensavo che potessero arrivare così in basso. E, seriamente, non riesco a capire come dei discreti/bravi musicisti, con tanti anni di esperienza alle spalle, decidano scientemente di scrivere e pubblicare una porcata simile, evidentemente ci deve essere dietro un piano, un'intenzione nascosta, del tipo "proviamo a fare sempre più schifo e vediamo fin quando la gente continua a seguirci", una sorta di esperimento sociologico perchè altrimenti non si spiega.
Questo potrebbe essere confermato dal fatto che uno dei brani più brutti e fastidiosi del disco come "
A Little Less Understanding" è stato addirittura scelto come singolo apripista, ma non è che le altre siano migliori, anzi:
sin dal pietoso coretto iniziale dell'opener "
Message from the Sun" si capisce perfettamente che questi 56 minuti saranno una via crucis interminabile, se i brani "powerosi" sono così privi di verve e di brio figuriamoci cosa può uscire fuori da quelli più rilassati ed intimisti. Ed infatti, pian piano che ci si addentra in "Talviyö" siamo sempre più sbigottiti, in primis da un Kakko impresentabile, in secondo luogo da una pochezza compositiva quasi primordiale, ogni passaggio, ogni strofa, ogni ritornello presenta una piattezza pressochè intenzionale, e man mano che passano i minuti le cose peggiorano, da "
Whilrlwind" alla terribile "
Cold" che, per rispettare l'assioma di prima, è l'altro singolo scelto per l'official video.
Mah.
Con i coretti dei bambini di "
Storm the Armada" ed il poppettino moscio di "
Who Failed the Most" perdo ogni residua speranza di ascoltare qualcosa di vagamente energico o quantomeno decente e proseguo stancamente l'ascolto: vengo vanamente rapito dal titolo "
The Raven Still Flies with You", chissà che ci fosse qualche analogia con la vecchia e lontanissima "
Wolf & Raven", invece si rivela forse il pezzo più vergognoso dell'intero lavoro, con una nenia di otto interminabili minuti, prima che la ninna nanna finale di "
The Garden" faccia finalmente calare il sipario su uno dei dischi più inascoltabili che abbia avuto modo di avere tra le mie mani in 35 anni di ascolti.
110 minuti di ottima musica (
Ecliptica +
Silence) valgono 16 anni di album deludenti o di porcate? A voi la risposta.
Il mio giudizio non cambierà di una virgola la carriera ed il successo dei
Sonata Arctica ma è compito di una persona seria, prima che di un bravo redattore, avvertire i lettori di quello che si troveranno di fronte. Ormai Youtube, Spotify e tutto il resto vi permettono di farvi un'idea in maniera autonoma, avete tutti gli strumenti, cercate di usarli bene: sappiate solo che se apprezzate i Sonata Arctica di "Talviyö" avete seri problemi di gusti musicali, e non solo.