Nichilismo.
Apocalisse.
Questo è il Black Metal nel 2019.
Questi sono i
Mgla nel 2019.
Il duo polacco, ormai assurto ad icona di un intero movimento, prosegue la sua opera di cinico disprezzo nei confronti del genere umano nel nuovo
"Age of Excuse", album che si candida, prepotentemente, tra le cose migliori dell'anno in corso e probabile vertice della carriera di
M. e
Darkside.
Sei brani che non lasciano alcuna speranza e testi che non sono da meno.
Sei brani che potrebbero essere uno solo perché monolitici, impregnati di odio ed identici nel loro voler essere manifestazione di assoluta mancanza di speranza.
Sei brani, tuttavia, ricchi di variazioni (tanto nel raffinatissimo riffing quanto nell'impostazione ritmica), di impercettibili dettagli e di oscura genialità (il ritornello di "VI" è indimenticabile...) che li rendono unici e, praticamente, inimitabili per chiunque grazie al songwriting ispiratissimo, alle dissonanti melodie della chitarra ed al drumming furioso e tecnicissimo di un
Darkside in stato di grazia.
I
Mgla, insieme ai Deathspell Omega, sono "altro" rispetto alla scena estrema contemporanea: il loro suono, i loro testi, il loro impatto sono, appunto, solo ed esclusivamente loro e di nessun altro,
"Age of Excuse" è un album che solo i
Mgla avrebbero potuto comporre e suonare in questo modo e per questo esso è un album che, con un ghigno malefico, ci guarda dall'alto e si fa beffe di tutti noi.
Si fa beffe di tutto il genere umano, di un genere, cioè, che inesorabilmente è finito nella pattumiera come ci ricorda la voce sofferta ed aspra del leader
Mikołaj Żentara che, come di consueto, più che cantare, sembra recitare quello che a tutti gli effetti è il requiem di tutti noi.
"Age of Excuse" è, dunque, un manifesto.
Il manifesto della nostra fine e dalla nostra inutilità ed i
Mgla ne sono gli interpreti più nichilisti e convincenti che possiate ascoltare nel marasma della mediocrità musicale che, purtroppo, ci circonda.
Chi non capirà un album del genere, non capirà cosa dovrebbe essere il Black Metal contemporaneo e si dovrà accontentare del ricordo di ciò che è stato e che mai più sarà.
Chi, invece, lo capirà, si renderà conto della propria inutilità e, probabilmente, sarà peggio.
Album malato ed inesorabile da ascoltare e riascoltare fino alla nausea per esserne completamente assorbiti nelle sue ipnotiche spire di puro cinismo.
Capolavoro.
"What has to be done, has to be done
The human nature is what it is
We cover our eyes in a call to arms
And turn one edge toward ourselves
Arm in arm in this futile strife
Where cards are marked and odds are little to none
Hand in hand with fate worse than death
Relentless in discontent"