Secondo lavoro di lunga durata per gli svedesi
Fretless, dopo ben 8 anni. Dal l'acerbo, ma comunque buono, “
Local Heroes” di acqua sotto i ponti ne è passata, ed il songwriting è ben maturato, principalmente grazie alla lineup totalmente rinnovata. Infatti Patte
Carlsson (voce/chitarra) è l’unico presente anche nel primo disco.
Damnation si apre con una breve intro parlata, dai toni epici, o finto epici se siete maliziosi, che con il resto del disco c’entra ben poco. Invece la prima canzone vera e propria,
Burn, ci introduce nel reale mood del disco: Heavy Metal potente dai toni ottantiani ma che non sa di già sentito, un mix di melodia, bei riff, cambi di tempo e cori nei ritornelli, di quando in quando qualche arco in sottofondo, che non è mai invasivo né è sotto i riflettori, ma arricchisce il sound generale.
Let’s Get High è un esempio di (unico) singolo scelto bene. Riff Orecchiabile ma non melenso, ritornello che resta in testa, ma non da solo, accompagnato dal riff. Il brano comprende tutti gli elementi positivi che ho elencato prima, forse pecca soltanto di un assolo molto breve e verso la fine il riff inizi a conoscerlo molto bene, ed inizia a venirti a noia, e per questo
Andersson inizia a variarlo un po’, ma è già finito tutto.
Il disco pecca forse di un’estrema lungaggine, 13 canzoni, evidentemente perchè se durava 45 min per la Pure Steel Records era troppo poco, ci sono un paio di canzoni riempitivo, ma alla fine sono ben amalgamate e in linea con le altre, non aggiungono ne tolgono nulla.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?