Ascolto un disco come
“48 Seconds” – uscito a un anno di distanza dall’ottimo
“If You Think I’m Crazy!” – e mi chiedo: perché caspita
Phil Lanzon ha aspettato una vita per intraprendere una carriera solista al di fuori degli Uriah Heep?
Era davvero da tanto tempo che non ascoltavo un disco di hard rock progressivo/sinfonico di questa caratura, figlio della miglior tradizione tastieristica di genere (Rick Wakeman
in primis) e altrettanto orecchiabile e accessibile.
Oltre al sopraccitato “keyboard wizard” (
“Azura’s Theme”, “Rock’n’Roll Children”), i riferimenti vanno all’AOR dei
Toto (
“Look At The Time”), al folk inglese (
“Road To London”, un po’
“Lady In Black”) e al sommo Jim Steinman nelle ballad a cavallo tra rock e musical (
“Face To Face”).
Le tracce più coraggiose – la caleidoscopica
“Forty Line” o l’epica title track – impreziosiscono un album in grado di dimostrare tutto lo spessore artistico del
Phil Lanzon “autore” e non “comprimario”.
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