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Mortem, essenzialmente, non sono un gruppo composto da novellini; anzi, diciamo che la formazione norvegese può fregiarsi il sacrosanto diritto di essere una delle prime che hanno gettato i semi della seconda ondata del black metal in Europa.
Difatti la data di nascita dei nostri risale al lontano 1987 e la diaspora della band originaria ha fatto si che nascessero formazioni come
Arcturus, 1349 e tante altri, che hanno impreziosito il metallo nero.
Ora la band si é riformata, con uno spirito rinnovato, e forti di un contratto con la sempiterna
Peaceville Records.
La titletrack, é un classico esempio di black metal dal taglio sinfonico, l’andamento in blast beat del grande
Hellammer va al passo con le chitarre in tremolo di
Steinar Johnsen, che sono gelide e ferali.
Il brano prende poi una piega più cadenzata, ma non meno letale; le tastiere svolgono un ruolo fondamentale di creare un’atmosfera maligna e sinistra.
“
Blood horizon”, viene aperta da blast beats e riffoni malsani di scuola scandinava con i synth che danno un quid più orchestrale al tutto; lo screaming é feroce e selvaggio.
I cambi di tempo diretti e senza fronzoli danno la misura di quanto i membri conoscano la materia; brano che ha anche un profumino che riporta alla mente i primissimi
Arcturus.
“
Morkets monolitter”, é sinfonia nera purissima; organo e batteria serrata all’unisono coi riffing che poi diventa una cavalcata cadenzata.
Il brano è molto ispirato, e la malignità magniloquente dei riffing in collaborazione con le tastiere, riportano con la memoria ai
Dimmu Borgir dei tempi d’oro.
Altro brano eccellente e maligno è il conclusivo “
the core”, il nocciolo che esplode, é il proprio il caso di dirlo con rumorismi apocalittici, parti recitate in screaming e riff scurissimi.
Brano lento, pestilenziale e che puzza diabolicamente di old school; riffing serrati in questa marcia in mid tempo mortifera; un grande brano che lascia il segno.
Otto brani, per un album che segna il gradito ritorno di questi padrini del metallo nero scandinavo; ora speriamo di non aspettare così tanto per il secondo; torno a riascoltarlo, gran debutto.
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