Un viaggio musicale completo, oscuro e al tempo stesso affascinante dal quale nessuno si deve sentire escluso: nel secondo capitolo della trilogia "X" (iniziata nel 2004 con l'Ep "Temporary psychotic state") la creatura plasmata da Tomer Pink ha preso forma grazie all'aiuto di un team (primo tra tutti il singer dei Novembers Doom Paul Kuhr) opportunamente diretto dal genio dei producers Neil Kernon. Un disco dal genere indefinibile con brani che assumono le forme più disparate senza porre limiti all'originalità, sperimentalismo e contaminazione, accompagnando momenti intrisi di dolcezza, dolore, malinconia, ossessione, rabbia in cui trovano luogo le svariate influenze ed ispirazioni musicali: folk, psichedelia, dark, new wave, gothic, jazz, world music, metal estremo, progressive, e tra i gruppi Opeth, Type O Negative, Dead Can Dance, Tiamat, Faith No More, Ulver, Pink Floyd. Tra gli strumenti "atipici" che arricchiscono una proposta già di per se evoluta e concettuale, armoniche nello stile di Neil Young, violini, sezione d'archi, flauti, cori femminili dal sapore pinkfloydiano ("Atom heart mother"), chitarre acustiche e metalliche, persino un pianoforte che cita il miglior Elton John (l'inizio di "Kind of a blur").
Dal suo rifugio nel montuoso Utah Tomer Pink pensa già a radunare una formazione in pianta stabile per un possibile tour, e intanto lavora alla conclusione del concept, se non vi spaventa l'idea di avvicinarvi a qualcosa di veramente nuovo fatevi pure avanti :il piatto è molto ricco e attende l'arrivo di palati dal gusto sopraffino.
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