A volte l’istinto è più forte di ogni valutazione razionale … prendiamo ad esempio il caso di questi
Bullring … ancor prima di ascoltare una sola nota del loro albo di debutto, “sentivo” che tra quei solchi avrei trovato un crogiolo sonico capace di attrarre e soddisfare il mio spossato e tuttavia sempre all’erta apparato
cardio-uditivo.
Alla prova dei fatti, “
Break down the gate” non si limita a compiacere la parte più impulsiva della mia indole da
rockofilo e supera addirittura le aspettative, offrendo all’astante una miscela di
hard n’ heavy piuttosto peculiare, adrenalinica e intensa, in grado di mantenere alta la tensione espressiva dal primo all’ultimo istante.
Formato da musicisti molto preparati ed esperti (i loro
curricula snocciolano importanti e prestigiose collaborazioni e la militanza nei Big Ones, nota
tribute-band degli Aerosmith), il
power-trio italico dimostra che si può sfuggire alla banalità pur attingendo da Van Halen, Skid Row, Mr. Big, Pride & Glory e Black Stone Cherry, e che la padronanza di una notevole tecnica strumentale può ancora essere funzionale alla realizzazione di belle canzoni.
Una “ricerca” sonora attuata con leggerezza e disinvoltura, capace di combinare rabbia, orecchiabilità e divertimento, in un clima dove il rispetto per la “tradizione” riesce a non perdere d’efficacia e vitalità, grazie a un salutare pizzico d’imprevedibilità.
Cinquanta minuti di musica da cui la noia è assolutamente bandita, insomma, inaugurati dal
punk n’ roll folgorante e istantaneo “
Are you shining?” (nel
refrain qualcosa dei Foo Fighters) e poi proseguiti da una più articolata e umorale “
You're just what you're fightingf for”, un eloquente prototipo del cangiante approccio alla materia dei
Bullring.
“
My darkest shadow” evoca con temperamento le fosche effigi di Black Label Society e Alice In Chains, “
Violet song” è un’autentica gemma di malinconica ispirazione
grunge, e se “
Dirty paradise” blandisce i sensi con vigoria, estro e spiccato gusto melodico nelle armonie vocali, l’urgenza di “
Fear killing anthem” finisce per ricordare certe cose dei Metallica.
A dare avvio alla seconda metà del programma ci pensa “
Jackhammer”, davvero encomiabile per come abbina un
groove denso e greve con sprazzi
southern e vapori psichedelici, mentre con “
Amy and me” ritornano in auge inquietudine e catarsi, subito accantonate dalla fisicità (un po’ manieristica, invero) di “
You cannot hurt me” e dalla contagiosa spigliatezza Aerosmith / Van-Halen-
iana di “
I'll snatch your tongue” e “
I'm too old”.
“
Idea4”, granitica e smaniosa, è l’ultimo atto di un disco assai godibile e interessante, curato anche nella sua accattivante veste grafica (appannaggio, come di consueto nelle produzioni griffate
Burning Minds Music Group, dalla valente
Aeglos Art) e che consente di inserire quello dei
Bullring tra i nomi dei gruppi “emergenti” dotati di personalità, in un elenco che,
ahimè, non si segnala certo per abbondanza e sovraffollamento.
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