Dopo i Weapon Uk, un'altra band britannica devota alla NWOBHM riemerge dalle nebbie del tempo. Si tratta dei
Millennium, formazione nata nel lontano 1982 che esordì a livello discografico col debutto omonimo due anni dopo. Sparito come una meteora, il gruppo si riforma nel 2017 e pubblica l'album "Awakening". Adesso esce, per la
The Sign Records, il loro terzo full-lenght nell'arco di 35 anni.
La matrice stilistica originaria è sempre presente nel sound degli inglesi, con una pennellata di aggiornamento heavy metal mutuata dalle decadi intercorse dagli eightees ad oggi. Lo si nota nei brani più tirati e muscolari, come "
World war 3", "All out war" o "Kill or be killed", che puntano alla stimolazione epidermica in maniera decisamente diretta e concreta. Più ortodosse altre canzoni che risentono dell'influenza dell'epoca, vedi "Give me a sign", la quasi epica "King of kings" o la rockettara ed orecchiabile "Victory", rispolverando le ritmiche squadrate e le melodie chitarristiche che hanno reso grandi gli Iron Maiden o i Saxon. Forse i riff non sono tutti originali ("Assassin"), ma il disco esprime comunque una sorprendente freschezza tenuto conto che parliamo di musicisti ultracinquantenni. Ottima la prestazione vocale di Mark Duffy, maschia e vigorosa alla Paul DiAnno, ma è tutta la band che sembra oliata al punto giusto e picchia alla grande, come nella bombastica "Summon the dragons" da puro headbanging sfrenato.
Non parliamo di un capolavoro o di innovatori musicali, ma il disco dei Millenium è certamente un buon prodotto: onesto, sincero e ben realizzato. Se amate l'heavy metal classico, rappresenta un investimento credibile.
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