Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:65 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. GODDESS
  2. DEAD CITY
  3. WHAT LIES BENEATH
  4. BLACK IRON MARK
  5. DARK DAYS
  6. DUNERIDER
  7. JUPITER RISING
  8. STAMPEDE
  9. BLOOD AND WINE

Line up

  • Karl Buhre: vocals
  • Niklas Jones: guitar
  • Samuel Cornelsen: bass
  • Kenta Karlbom: drums

Voto medio utenti

Grandi cambiamenti in casa degli svedesi Goatess: il grande veterano Christian "Chritus" Linderson (Terra Firma, Saint Vitus, Lord Vicar, ecc.) viene sostituito al microfono da Karl Buhre (Crucifyre), mentre al basso arriva Samuel Cornelsen (Count Raven). La band di Stoccolma si è formata nel 2009 con il nome di Weekend Beast, sostituito nel 2012 da quello attuale, ed è giunta al terzo full-lenght della propria carriera.
Se in precedenza le intonazioni vocali Osbourn-iane di Chritus trascinavano il sound più verso la deriva doom metal, adesso il gruppo sembra decisamente più orientato in direzione heavy rock/stoner anche grazie al timbro potente e virile di Buhre, più simile a gente come Dee Calhoun o Ben Ward (Orange Goblin). Sono ancora presenti brani cupi, lenti ed ossianici, come l'iniziale "Goddess" che sfiorerebbe quasi lo sludge se non fosse addolcita da inserti di flauto e da un mood narcotico e trasognato, ma già dalla successiva "Dead city" col suo riff fotocopia degli Sleep si comprende che gli scandinavi hanno intenzione di puntare con decisione sul tiro massiccio e sul groove fangoso. I brani hanno tutti minutaggio medio-lungo, talvolta anche eccessivo, ma la coppia creativa composta dal chitarrista Nicklas Jones e dal batterista Kenta Karlbom dimostra di padroneggiare con abilità la materia. "What lies beneath" è classico stoner-rock con un velo di malinconia alla Dozer, Lonely Kamel, Greenleaf, ecc, così come la ruvida "Stampede" sembra un heavy southern americano alla Dirty Rig, grondante di groove e testosterone. Molto bella la torbida ed ipnotica "Dunerider", stoner trip muscolare che profuma di deserto ed allucinogeni, mentre "Jupiter rising" si posiziona nuovamente sul versante spiritual-doom alla Spirit Caravan per il suo andamento spiraleggiante ed i tratti melodici carezzevoli e narcotici. L'album si chiude alla grande con il monumentale viaggio della title-track, quattordici minuti che riassumono la filosofia musicale dei Goatess: heavy rock, stoner, un pizzico di atmosfera doomy, tanta attitudine trippy. Una canzone da stato alterato di coscienza.

Uno stile molto più statunitense che scandinavo, con qualche ridondanza di troppo, ma i Goatess convincono in pieno. Per gli amanti dello stoner più massiccio e torrenziale, un disco assolutamente da avere.

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