Da non crederci.
Sono davvero contento, i dischi dei
Runemagick praticamente segnano lo scorrere della mia vita, dal lontano "
The Supreme Force of Eternity" del 1998 che recensii su Metal Shock, quando la band di
Terror alias
Nicklas Rudolfsson era dedito ad un death metal primordiale ma assai efficace.
Caro Nicklas, insieme "
se semo fatti vecchi", sono passati 22 anni: io scrivo ancora di musica e tu scrivi ancora di dischi e la cosa mi rallegra. I Runemagick sono diventati una band death doom, solenne e sulfurea, quasi sempre su buoni livelli (a volte quasi ottimi come nel caso di "
Invocation of Magick", a volte insufficienti come per "
Envenom" del 2005), introdotti oggi dall'epica e splendida copertina del nostro
Paolo Girardi.
La novità principale della band svedese è che dopo quasi 20 anni sono tornati ad essere un quartetto, con l'aggiunta alla seconda chitarra di
Jonas Blom, che nel sopracitato debutto "The Supreme Force of Eternity" suonava...la batteria.
Musicalmente la cosa non ha influito sinceramente parlando, si viaggia sempre su monumentali e pachidermici mid-tempos che talvolta sfiorano lo sludge ma che nonostante le lunghe durate ed il minutaggio estremo (si superano i 70 minuti) non sfociano mai nella noia e nella volontà di skippare, anche perchè così facendo ci ritroveremo in ogni caso in un brano dalle medesime coordinate sonore.
Sempre profondo e convincente il growl di Rudolfsson, sempre fondamentale l'ottimo drumming di
Daniel Moilanen, da una vita con i Runemagick e da quattro anni anche con i ben più famosi
Katatonia, e sempre funzionale il basso della bella
Emma Karlsson, da qualche tempo anche sig.ra Terror.
Un disco solido, roccioso, concreto e riuscito, senza dubbio notevole per gli amanti dello slow motion death metal, evocativo e sofferente: ormai a forza di provare e riprovare, come nell'Accademia del Cimento, i Runemagick sono diventati dei veri maestri in questo.
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