E’
facile fare un disco “facile” che poi tanto
facile non è?
E’ semplice solcare una cinquantina d’anni di “storia” del
rock n’ roll con innata freschezza?
Non credo proprio, è la mia convinta risposta a entrambi i suddetti “epocali” e un po’ contorti quesiti.
Eppure i
Wayward Sons ce l’hanno fatta un’altra volta e dopo l’apprezzabile e apprezzato esordio “
Ghosts of yet to come”, il secondo “
The truth ain't what It used to be” offre all’astante una nuova felice possibilità di divertirsi ed emozionarsi, ricordando perché ama così tanto questo genere musicale.
Evidentemente
Toby Jepson (di fama Little Angels, rammentiamolo, sperando che qualcuno dei nostri lettori li riscopra …) e i suoi brillanti
pards (tutta gente dai
curricula importanti, per la cronaca …) hanno la cultura, la sensibilità e l’attitudine necessarie per scrivere e interpretare grandi “canzoni”, piene di cori esplosivi, di
riff brucianti che ti fanno venire la voglia d’imparare a suonare la chitarra (anche a cinquant’anni suonati …), di melodie che ti si conficcano nel cervello fin dal primo contatto.
Il tutto mescolando con grande equilibrio e disinvoltura una miriade d’influenze illustri (Led Zeppelin, The Beatles, Foo Fighters, Thin Lizzy, Queen, …) senza perdere una stilla di credibilità, alimentati da un’energia e un’ispirazione davvero intense e radicate.
E allora via, sull’ottovolante del
R n’ R, con un primo giro che si affida al crescendo vertiginoso di “
Any other way”, per poi passare, lungo il tracciato parabolico del programma, alla carica sincopata di “
As black as sin”, “
Have it your own way” e “
(If only) God was real” (tutta “roba” degna di
Grohl & C.), alla
jam tra Jefferson Starship e Thin Lizzy evocata da "
Joke’s on you” o ancora alle atmosfere Queen-
esche di “
Little white lies” e della delizia melodrammatica “
Fade away”.
"
Feel good hit” consente d’immaginare (con un po’ di fantasia,
eh …) cosa avrebbe potuto fare un Elton John nel terzo millennio, se avesse deciso di non consacrare il suo talento al
pop più lucroso, “
Long line of pretenders” cita con gusto certi passaggi armonici dell’immortale "
Since you been gone", mentre la
title-track dell’albo ha il raro merito di sedurre e far riflettere.
“Tiro” e incisività sono nuovamente le caratteristiche essenziali di “
Punchline”, ma se cercate qualcosa di ancor più fascinoso ecco arrivare i profumi psichedelici di “
Us against the world” (con qualcosa dei Soundgarden nell’impasto sonico), a sbaragliare ogni eventuale dubbio residuo sulle capacità espressive dei
Wayward Sons.
La traccia “nascosta” denominata “
Totally screwed” riporta il
mood sui terreni della spigliatezza contagiosa e sigilla un’opera che si ha subito il “bisogno” di riascoltare.
“
The truth ain't what It used to be” è un disco “leggero” che merita e pretende di essere “preso sul serio” … non fate l’errore di sottovalutarlo.
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