Cos'è l'emozione? Beh, questo termine ci arriva dalla lingua francese, adattata al nostro lemma nei primi anni del Settecento. A sua volta la voce francese proveniva dal latino " emotio ", derivato da un verbo che significava smuovere, commuovere. Quindi è lecito domandarsi se possiamo usare ancora questo termine nei tempi odierni, dove tutto si fa sempre più freddo e meccanico, dove ogni sentimento ci abbandona sempre più velocemente...Possiamo? Difficile dare una risposta concreta; purtroppo ci siamo abituati, malissimo, a queste ruvide dinamiche che governano le nostre vite. Quando un'opera d'arte ci colpisce in pieno volto, troppo spesso non si hanno reazioni, nulla si smuove, nessuno si commuove...zero emozioni dunque. Ma è d'obbligo svegliarsi da questo letargismo imposto, il più delle volte dalla nostra stessa pigrizia, per far fluire in noi tutte quelle emozioni che l'arte, musica in questo caso specifico, può donarci. Ok, posso sembrarvi impazzito oppure esagerato nell'usare tutte queste parole, ma dopo che vi sarete completamente rifocillati il cuore e la mente con questo disco, sarete su un piano diverso, ma anche uguale al mio, e vedrete le cose, il tutto, in maniera diversa...probabilmente migliore. I Textures sono riusciti nel difficile compito, solitamente riservato ai grandissimi, di centrare il bersaglio grosso al secondo disco, dopo il più che buon debutto, " Polars ", uscito nel 2004. Questo " Drawing Circles " è un vero e proprio viaggio dentro i meandri della nostra anima. I sei musicisti, tecnicamente ineccepibili, concentrano in dieci perle in musica, tutta la loro arte, costruendo composizioni che fuggono sovente dalla classica forma canzone. Quando noi poveri inetti siamo quasi vicino alla soluzione dell'enigma in ascolto ( l'opener " Drive ", dal titolo emblematico ), ecco arrivare la svolta ( l'ennesima cazzo!!! una " Regenesis " che è come cento spilli sotto le unghie...), e mentre cerchiamo di raccogliere le idee, fragorosamente precipitate in crepacci mentali profondissimi ( il rocambolesco volo è celebrato in " Denying Gravity " ), i Textures sono già OLTRE. Oltre noi, oltre la musica in circolazione, oltre loro stessi probabilmente ( " Illumination "...Perfezione in due minuti scarsi ). Perfidamente veniamo attratti da falsi indizi, briciole di pane lasciate sul sentiero per la follia da parte di un Pollicino incline alla malvagità ( " Stream Of Consciousness " ). E mentre percorriamo questo dedalo, tra siepi altissime ed inespugnabili come le nostre paure, nuove melodie vagano nell'aria ( l'accoppiata, veramente letale, composta da " Upwards " e " Circular " ). Melodie dolci e suadenti, che rivelano la loro natura solo dopo svariati ascolti. Non è un normale ascolto, non si può paragonare ad un disco normale...ma cos'è normale? Cosa rappresenta, per noi, la normalità? Forse il non rischiare? Forse il rifiuto automatico ed incondizionato al nuovo? Forse la repulsione per ciò che può smuovere, commuovere...emozionare? Non mi vergogno nell'ammettere che più volte ho pianto durante l'ascolto di questo lavoro. Ci sono alcune porzioni musicali che mi hanno medicato ferite profondissime...altre mi hanno fatto riflettere su certi aspetti della mia vita...Un lavoro incredibile, che prende solo lo spunto da mostri sacri quali Meshuggah ( alcune linee vocali ricordano lo screaming acido e stridulo di Jens Kidman, mentre alcuni patterns richiamano alla memoria il lavoro di Tomas Haake, ascoltate ad esempio " Millstone " ) o il lavoro di Devin Townsend ( il gusto per la melodia, la ricerca assidua della rarefazione in certi break o in alcune fughe strumentali, come splendidamente dimostrato nel binomio finale " Touching The Absolute " e " Surreal State Of Enlightenment " ), dato che i sei ragazzi hanno il fuoco nelle mani, essendo dotati di un songwriting ispirato come solo alcuni dèi possono vantarsi. La perfezione viene raggiunta grazie alla produzione, ad opera dei nostri, all'altezza dei più rinomati producers mondiali, oltre che ad un artwork bellissimo. Altre parole non servono...vi occorre solo una copia del disco ( e credetemi, se c'è un disco che và comprato a questo giro...beh, si tratta sicuramente di " Drawing Circles " ), una stanza sufficientemente buia e tanto amore per voi stessi. State per intraprendere uno dei viaggi in musica più belli di sempre...ci si vede all'arrivo.
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