Ottima uscita ad opera della francese Listenable Records, salita anni fa alla ribalta grazie al lancio degli allora scalmanati e sconosciutissimi Soilwork, che lancia il gruppo solita della brava e corpulenta Sarah Jezebel Deva, famosa per le sue partecipazioni da corista in gruppi più che noti come i Cradle of Filth, i Therion, Covenant e ho perso il conto di quanti altri.
In ogni caso stupisce il fatto che la nostra Sarah nel proprio progetto si sia dedicata ad una musica tutt’altro che estrema come ha sempre fatto, infatti ci troviamo di fronte ad un mezzo power metal sinfonico/orchestrale che potremmo descrivere come un mix tra i Sinergy di Kimberly Goss (ormai decaduta) era “Beware the Heavens” ed i Rhapsody, tanto che l’intro “The Awakening” è impossibile non affibbiarla al film metal score di Luca Turilli e soci.
E così, tra un mid-tempos ed un altro (il disco non presenta variazioni di velocità ed alla lunga potrebbe risultare un po’ stancante…) viaggiamo tra “I’m Calling”, zuccherosissimo ed ipermelodico quanto riuscitissimo episodio in cui la nostra amica britannica sembra trovarsi a pieno agio, la title-track, meno allegra ma ugualmente easy-listening, o l’arabeggiante “Deity of Disgust” che presenta un bel chorus cantato a due voci (presente Aaron dei My Dying Bride, uno dei numerosi ospiti...), mentre sembra di essere in un film di Indiana Jones date le orchestrazioni davvero a mo’ di film hollywoodiano che nella successiva “The Addiction” raggiungono un climax notevole.
Nella seconda parte del disco, probabilmente a causa di otto mid-tempos uno dietro l’altro, si avverte un po’ di stanchezza per un album che risulta troppo monolitico: per fortuna nelle ultime due tracce l’inglesina, per modo di dire, tira fuori il colpo di genio: prima la cover di “Confide in Me” di Kylie Minogue, quando costei era ancora una illustra sconosciuta (ricordate il bellissimo e sensuale video con Kylie al telefono?), che interpreta davvero perfettamente una canzone già bellissima nell’originale, e chiude con la conclusiva “That’s What The Wise Lady Said”, una sorta di ballad pianistica di grande effetto, in cui Sarah dimostra tutta la propria abilità canora e si conferma come uno degli elementi più di spicco nel panorama metal femminile.
Ci auguriamo che il prossimo disco sia leggermente più variegato o meno oberato da orchestrazioni che, se non limitate, possono portare a pessimi risultati, come negli ultimi lavori di band anche più blasonate come Blind Guardian o Rhapsody.
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