Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:43 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. RISE OF THE REAPER (INTRO)
  2. FOR HELL
  3. MISCREATION
  4. THE PYRE
  5. IN THE SHAPE OF THE DEAD
  6. GRAVEKEEPER
  7. DESTINATION DEATH
  8. DESTRUCTION
  9. CRAWL IN YOUR GUTS
  10. FOR WHOM THE HEAD ROLLS
  11. EVILS OF THE NIGHT
  12. CATHEDRAL OF PAIN
  13. THE END (OUTRO)

Line up

  • Jimmy Lundqvist: guitars
  • Pontus Samuelsson: vocals, bass
  • Markus Svensson: guitars
  • Brynjar Helgetun: drums

Voto medio utenti

Se Rise Of The Reaper fosse uscito all’incirca 30 anni fa o poco meno, oggi sarebbe considerato una pietra miliare del death svedese.
Gli Entrails probabilmente, anzi, sicuramente, nemmeno provano a raggiungere le vette irraggiungibili dei capolavori di Dismember, Entombed e compagnia cantante, ma nel 2019 riescono a confezionare comunque un buon lavoro, compatto, con i suoni azzeccati e il giusto bilanciamento tra melodia e violenza.

La mia affermazione iniziale è molto pesante, per alcuni potrebbe essere una buona scusa per non finire di leggere questa recensione e mi rendo conto della dose di provocazione che ho inserito, ma potrebbe non essere campata per aria.
Infatti gli Entrails hanno effettivamente lavorato nella decade d’oro della scuola di stoccolma (anche se loro sono originari di Linneryd), ma il debutto discografico è arrivato meno di 10 anni fa.
Il suono, non lo nascondo, mi sembra una scopiazzatura fatta male di quello dei primi Entombed. Si sente quello “zanzario”, quel “grezzume” che negli anni hanno reso leggendario il loro debutto, forse troppo.
Però la musica non è affatto male, anzi: su questo sesto album degli Entrails possiamo scovare vere e proprie perle del sound del metallo della morte tipicamente svedese.
The Pyre”, “In The Shape Of Dead”, “Crawl In Your Guts” e in fine vorrei citarvi la conclusiva “Cathedral Of Pain”, nella quale c’è tutto, intro spettrali (di quelle un po’ banalotte con la pioggia ed i bambini che cantano), esplosioni di un tripudio di violenza, sofferenza, aggressività, melodia, Svezia, terra degli Andali e dei primi uomini.
Ok, forse “terra degli Andali e dei primi uomini” no, non è la sede adatta per parlare di serie TV andate in malora nel tempo, ma resta il fatto che “Cathedral Of Pain” è una delle canzoni più complete e ben fatte del disco, anche perchè non è semplice gestire quasi 8 minuti di Death metal, anche se principalmente nella sua veste “mid-temposa”. Vi dirò di più, proprio perchè è un midtempo al 80% e che non annoia è una canzone che merita parecchio; se gestita male avrebbe potuto annoiare dai primi 30 secondi, ma non è così.

Se siete fanatici, nostalgici o semplicemente appassionati del death metal come lo facevano al nord un paio di decadi fa, allora questo è un disco che fa per voi indubbiamente: se invece non avete mai digerito i mostri sacri già citati prima, a cui aggiungo un pizzico di Grave qua e là, allora non saranno certo gli Entrails con Rise Of The Reaper a farveli piacere.
Recensione a cura di Carlo Masoni

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