Con alle spalle solo un paio di demo pubblicati fra il 2017 e il 2018 e uno split coi conterranei
Molder, gli americani
Coffin Rot si gettano nella mischia tramite
Blood Harvest/Rotted Life con il presente
“A monument to the dead”.
I musicisti coinvolti nel progetto provengono per 3/4 dai
Tar Pit, combo doom/stoner con alle spalle un album uscito nel 2018, a cui si è aggiunto il chitarrista
Tre Guertner proveniente dei
Phantom Era.
I Nostri propongono un solido death metal old school più vicino alla scuola europea piuttosto che a quella a loro geograficamente affine. Durante l’ascolto di
“A monument to the dead” più volte si può sentir riecheggiare lo spirito dei primissimi
Hypocrisy o dei midtempo dei
Grave a cui si aggiungono rallentamenti ragionati che riportano alla mente gli
Asphyx.
Date queste premesse, uno può pensare che i
Coffin Rot siano la classica band che cerca visibilità salendo sul vagone del treno Death Old School scopiazzando qua e là i mostri sacri del passato, ma col passare degli ascolti si apprezza sempre di più la struttura ragionata dei brani così come le affilate melodie armoniche contenute anche nei brani più veloci (v.
“Saw blade suicide”).
Certo era ed è lecito aspettarsi qualcosa di alla voce “personalità” – ed è qui che la band deve lavorare sodo in futuro – ma il materiale contenuto in questo debutto fa ben sperare in questo senso, sempre che il quartetto dell’Oregon abbia voglia di rimboccarsi le maniche e sgomitare lealmente con una concorrenza agguerrita.
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