Fare la recensione di un disco degli
Airbourne (questo è il quinto) è, sostanzialmente, cosa di facilità elementare. La band australiana è la copia sputata, identica, calligrafica, degli Ac/Dc di "Highway to hell" e "Back in black".
Punto. Fine.
Tutti ne sono consapevoli, i musicisti della band ed il folto pubblico che li ascolta. Perfino il mio fraterno amico Ermo, che notoriamente ha le orecchie di ghisa, si accorgerebbe che suonano esattamente uguali. Anzi, nel tempo l'imitazione è diventata sempre più sfacciata, tanto che questo lavoro potrebbe tranquillamente mimetizzarsi nella discografia dell'era Bon Scott.
Chi vi parla di "high energy rock'n'roll", di "evoluzione delle radici blues nell'hard rock settantiano", di "visceralità elettrica proveniente dal tessuto sociale proletario", dice certamente la verità ma sta semplicemente descrivendo ciò che i fratelli Young e soci hanno realizzato quarant'anni fa, giungendo ad un successo storico e planetario. Gli
Airbourne, però, sono nati nel 2003. Hanno preso come riferimento unico ed assoluto i loro connazionali e li hanno clonati in ogni dettaglio. Un bellissimo e curato falso d'autore. Ma un quadro di Van Gogh dipinto oggi, seppur alla perfezione, non è e non sarà mai un Van Gogh originale.
Chiarito questo punto fondamentale, la vera domanda rimane: vale la pena di comprare (e mi rivolgo a coloro che acquistano ancora i dischi, come faccio io..) questo "
Boneshaker"? Allora, io ho 57 anni ed ascolto gli Ac/Dc da quando ne avevo 14. I riff di chitarra taglienti ed immediati, le ritmiche squadrate ed epidermiche, i ritornelli memorizzabili da cantare a squarciagola, fanno ormai parte fondante del mio bagaglio musicale e culturale. Quindi una copia ben fatta mi genera comunque emozione, fa risuonare in me qualcosa di antico e piacevole, mi trasmette energia da un passato lontano. Per cui, la mia personale risposta è sì. Ma io considero anche i Black Sabbath la mia band preferita ed adoro gli Orchid, che un mio caro amico ha definito "l'inutile cover band moderna di un mito inarrivabile". Amo i Led Zeppelin e mi piacciono i Greta Van Fleet, che molti hanno liquidato come "quattro ragazzini che scimmiottano uno dei giganti del rock".
Alla fine, la questione non è se le canzoni dell'album funzionano, se c'è l'atmosfera del rock più sanguigno, sporco, sudato e verace, se i testi parlano di sbronze, di risse, di sesso occasionale, di donne che travolgono i tuoi sensi. Tutto questo c'è, ve lo garantisco. Ed anche fatto molto bene. Il vero focus è se vi accontentate di un prodotto derivativo, realizzato a regola d'arte, o se pretendete che vi sia almeno un minimo di originalità, anche scadente ed improvvisata.
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