Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Lifeforce
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. UNSPOKEN
  2. CROSS THE GREAT DIVIDE
  3. THE DAY I DIE
  4. THESE STINGS
  5. VIPER
  6. FORGET EVERYTHING
  7. ECHOES
  8. REMEMBRANCE
  9. COLLAPSE
  10. ULTIMATE DOMINATION
  11. TRUE BELIEF
  12. SACRIFICED

Line up

  • Boris Pracht: guitars
  • Jens Basten: guitars
  • Friedrich Weber: vocals
  • Christian Bass: drums
  • Andreas Schuessler: bass

Voto medio utenti

I tedeschi Deadsoil sono uno di quei gruppi che non cambieranno mai la storia musicale. Formati nel 2002 con l'incontro di vari ex membri di Night In Gales, Drift, Six Reasons To Kill, Copykill e Gomorrha, hanno debuttato nel 2003 con il mini-cd " Forever The Enemy ", uscito per la microscopica Poisonfree Records. Questo mini ha permesso loro di ottenere un deal con la Lifeforce, la quale ha pubblicato il loro primo full lengh l'anno successivo; " The Venom Divine ", questo il titolo del loro primo disco, ha strappato i consensi del leader degli Hatebreed, Jamey Jasta, il quale ha definito ( evidentemente sotto gli effetti di stupefacenti ) i Deadsoil una delle promesse mondiali. Questo " Sacrifice " viene descritto come un perfetto mix tra The Haunted, Dew-Scented ( bella roba...blah!!! ), Bury Your Dead e gli stessi Hatebreed. Quindi tra il thrash europeo, moderno e classico, e l'hardcore made in America. In effetti tutto il lavoro rimane costantemente in bilico tra le accelerazioni tipiche dello swedish thrash e l'impatto dei break spezzaschiena riconducibili al panorama hardcore americano. Ci sono momenti che paiono molto ispirati, come l'opener " Unspoken ", ricca di melodie ben riuscite, oppure " These Stings ", più sofferta e riflessiva, con linee vocali catchy. Purtroppo per il quintetto teutonico, il citazionismo si fa ampiamente strada tra i solchi del disco, scopiazzando a destra e manca; si sentono gli stessi riff pachidermici e densi come la pece, le stesse ripartenze al fulmicotone e gli stessi solos maideniani. Quindi il lavoro risulta noioso e difficile da ascoltare per intero. Se manca la personalità è inutile cercare di camuffare delle cover ( perché è di questo che parliamo ) come se fossero pezzi autografi. Dimenticate in fretta questi crucchi. C'è di meglio in giro, anche nei nostri confini.
Recensione a cura di Andrea 'ELASTIKO' Pizzini

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