Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:54 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. FOREVER
  2. I SEE DEAD PEOPLE
  3. WHEN I FLY
  4. SECRETS BEHIND THE LIE
  5. SAVE
  6. MESMERIZED
  7. TWO FEET UNDER
  8. UNFINISHED
  9. LIQUID STONE
  10. TO WIN OR TO LOSE

Line up

  • Cerry (Fabio Cerizza): guitar, lead vocal
  • Mauro (Mauro Comparin): guitar, effects
  • Chris (Christian La Spina): bass guitar, acoustic guitar, backing vocals
  • Zemog (Cristiano Patuzzi): keyboards, synthetiser, backing vocals
  • Sergio (Sergio Giovenzana): drums, percussions

Voto medio utenti

Un pregevole e curatissimo artwork e il ricordo di un demo parecchio interessante, predispongono favorevolmente all’analisi di “Never explain”, il primo full-length autoprodotto dei lombardi Triskell, il cui orientamento artistico con qualche approssimazione potremmo inserire all’interno del gothic metal e che li conferma come una delle realtà nazionali più vivaci e ricche di sfumature nell’ambito di questo specifico stile musicale.
Un metallo melodico, malinconico, a volte esplicitamente “oscuro”, altre liquido e visionario, sempre abbastanza volubile nella sua esposizione, è, infatti, la “specialità” di casa Triskell, una musica avvolgente, conturbante e spesso, a dispetto di una prima superficiale impressione, anche sorprendente, che ha bisogno di parecchie sessioni d’ascolto per essere sviscerata appieno.
Prendete un brano come “Forever”, ad esempio, che inizia con una chitarra al limite del funk-eggiante e un intervento di tastiera “esile” e atipico, per schiudersi ad un guitar work pesante e dai richiami doom-esque, affiancati da un cantato in bilico tra suggestioni gotiche e stratificazioni proto-seventies e potrete facilmente convenire con me che i nostri non amano le soluzioni troppo convenzionali.
Anche “I see dead people”, infatti, nonostante un’atmosfera più esplicitamente affine al dark/gothic (reminiscenze di Sister Of Mercy e dei loro eredi Type O Negative e The 69 Eyes sono in questo caso individuabili in maniera piuttosto agevole), conserva una qualche sua peculiarità, risultando per questo e per una buona struttura musicale complessiva, decisamente godibile.
Arriviamo a “When I fly”, una canzone per la quale ho un antico “debole”, giustamente ripescata dal dischetto dimostrativo “Lifetime” per le sue innegabili virtù melodiche ed attrattive, seguono “Secrets behind the lie”, dove s’intrecciano ancora una volta heavy metal e inquietudine, “Save”, con una bella linea armonica di tastiera e una vaporosa apertura corale, la suggestiva e onirica “Mesmerized” (con tanto di dialogo telefonico introduttivo “in tema”, ma non vi svelo di più!) e “Two feet under”, che esplode in una violenza sonora inaspettata, con un attacco ritmico quasi industrial e in cui ritornano nuovamente il doom e lo stoner.
Una certa passione per il rock caliginoso di derivazione settantiana avvolge anche “Unfinished” (assai apprezzabile il break strumentale), “Liquid stone” è un episodio soffuso e mutevole, dove l’intervento del sax conferisce un ulteriore tocco d’eccentricità al quadro globale, mentre “To win or to lose” è una sorta di sghemba ballata prettamente acustica.
Dopo aver rilevato gli aspetti positivi consistenti soprattutto in questa ricerca musicale discretamente personale e, proprio per cercare di fare comprendere meglio quest’elemento, aver descritto sommariamente il contenuto delle singole tracce, non mi resta che affrontare quelli che secondo me sono ancora i settori in cui doversi impegnare per poter davvero convertire le considerevoli potenzialità dei Triskell in una concreta e sostanziale possibilità di “emersione” dal mondo “underground”: come anticipato e ribadito, ai monzesi non mancano affatto le idee, ma allo stato attuale sembra che la loro applicazione e aggregazione sia ancora un po’ confusa, talvolta sovraccarica e “dissociata”, se mi è consentito questo termine, e questa scarsa coesione è rilevabile anche (come diretta o indiretta conseguenza), in parte, nelle costruzioni esecutive e in quelle vocali (entrambe quasi mai banali, è bene sottolinearlo), spesso non adeguatamente armonizzate ed equilibrate.
Insomma, i Triskell, nonostante le qualità, hanno per il momento ancora esposto nel loro “cantiere” un cartello di “lavori in corso” e alcuni di quegli “spigoli” che avevo citato nella disamina del demo, evidentemente, sono più difficili da rimuovere di quanto previsto, ma ratificando le impressioni acquisite in passato e confidando nuovamente nelle loro possibilità, sono convinto che la succitata insegna potrà essere rimossa molto presto, lasciando il posto ad un “edificio” consolidato, dall’architettura eufonica, tenebrosa, originale e seducente.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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