Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:44 min.
Etichetta:Ván Records

Tracklist

  1. WOLVES OF THELEMA
  2. 333
  3. HYPNOPYRE
  4. QUEEN OF THE SABBATH
  5. AMALANTRAH SONATA
  6. QUANTUM ECCLESIA
  7. BLACK HOLE DAWN
  8. STARWAY TO THE COSMIC FIRE

Line up

  • Henry Bones: bass
  • Mike De Chirico: drums
  • Tony Bones: guitars
  • Dorian Bones: vocal
  • Asher: guitar

Voto medio utenti

Oh che bello! Sono tornati i mitici parmensi che ho seguito fin dalle origini da scribacchino metal tanto tempo fa.
I nostri crescono in coerenza e stile con il nuovo album sempre per la mitica Vàn Records.
A due anni di distanza dell’ottimo “Yoni”, ecco che ritornato con un disco che parla di esoterismo crowleyano, doom venato di oscurità e un tocco horror per certi versi.
L’opener è la titletrack, un brano possente con le tastiere e un feeling sacro e horror per certe atmosfere oscure.
Chi si cura delle orchestrazioni è l’ospite speciale Selvans, mentre i nostri hanno un nuovo membro alla seconda chitarra, il brano è roccioso e la sezione ritmica serra colpi con le chitarre che dipingono riff intensi e di un’anima goth rock e il singer Dorian Bones ha una voce affascinante e che sa modulare alla perfezione.
Il brano “333”, dopo un arpeggio dissonante con tocchi di tastiere colpisce con un up tempo dove l’anima heavy e trascinante dei nostri salta fuori.
Un brano che colpisce per la maledetta armonia che richiama i Fields Of The Nephilim in certe vibrazioni di chitarra; il singer adotta un timbro potente, pieno di pathos e profondo ma sa anche cambiare tonalità in un colore vocale più maligno e il chorus rapisce.
Queen of the sabbath”, riprende quelle atmosfere orrorifiche con le tastiere e quelle rullate di batteria prima dell’apertura di questo brano doom metal con venature goth.
Un grande lavoro dei riffing dalla patina sabbathiana ma con un bruciante riff hard nel chorus.
C’è un’atmosfera sensuale, che ti trascina in un gorgo emotivo perverso, magico e fatto di fascino oscuro; questo perché i ragazzi sanno manipolare molto bene la materia che suonano e la personalità spicca al volo.
Amalanthra sonata” è una strumentale prog, si prog, ma nella direzione dark; qui salta fuori uno spirito potente e malsano vicino al “dark sound” e a certe colonne sonore fulciane in questo mid tempo con le tastiere drammatiche e il riffing insistito seguito dal basso che è ben udibile.
Black hole dawn”, riprende quell’anima goth ma con un sound seventies e l’organo è un tocco magistrale.
I riffing sono heavy in questo mid tempo potente sorretto dalle vocals del singer che emanano pathos e fascino perverso non si può non essere conquistati.
Un grande ritorno che cementa il cammino della band nostrana, qualità, personalità e passione, consigliatissimo.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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