Se siamo in grado di superare una pessima intro finto-epica e dei pessimi suoni di una batteria spesso e volentieri inutilmente triggherata potremmo riuscire ad ascoltare questo “
Operation Genocide”.
Il pessimo suono di batteria (del rullante in particolare) appena citato, io lo interpreto come il tentativo mancato di ottenere un suono tipico Thrash anni ‘80. In effetti tutto il disco punta molto a quello, cercare di imitare (quasi scimmiottare a volte) un potenziale “classico” dell’era d’oro.
A mio avviso il punto più basso in assoluto e canzone da “skippare” se non si è particolarmente masochisti è la seconda “
Skin To Be Alive”, con la sua aberrante e vomitevole intro della batteria inutilmente triggherata citata prima.
Per carità, alcuni riff azzeccati, ritmiche incalzanti, assoli ben fatti e altri elementi caratteristici del loro modello aspirazionale ci sono, ma emanano un tanfo di vecchio, di ammuffito e di cui nessuno sente il reale bisogno. E con questo non passi il messaggio che tutto il Thrash sia così, il 2019 ci ha regalato ottimi album di questo genere, tra
Xentrix,
Suicidal Angels,
Sacred Reich e tanti altri, ma i Fatal Embrace proprio non ce la fanno a modernizzarsi, dopo tanti anni di carriera. Con tutto il rispetto, i
Fatal Embrace hanno prodotto un disco tutto sommato non estremamente brutto, ma anonimo e anacronistico.
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