Tra gli svariati meriti della
Frontiers Music bisogna sicuramente annoverare quello di aver portato a suonare sul suolo italico tanti campioni dell’
hard melodico, acquisiti nel proprio
roster con grande acume, competenza e dedizione.
Il
Frontiers Rock Festival per i fedeli appassionati tricolori del genere, soprattutto per quelli più “attempatelli”, ha rappresentato la concretizzazione di un autentico “miraggio”, difficile persino da auspicare.
Evidentemente, però, nemmeno questo “sogno realizzato” è stato sufficiente a “smuovere” adeguatamente i
melomani italici e garantire la sopravvivenza di un evento che nel 2020 non ci sarà e su cui,
ahimè, aleggia un’ombra abbastanza “funesta”.
Insomma, evidentemente non siamo stati capaci di sostenere tale circostanza come meritava ed ecco che il “senso di colpa” si rafforza proprio mentre ascolto “
Keep it alive!”, registrazione della favolosa esibizione dei
Praying Mantis nella quinta edizione della suddetta
kermesse, da me “criminalmente” disertata.
Ora, francamente non ricordo cosa successe il 28 aprile del 2018 per indurmi a perdere l’occasione rara di assistere al concerto di uno dei miei numerosi eroi personali, ma di sicuro il rimpianto per non aver vissuto dal vivo questo concentrato di emozione sonica rimarrà scolpito per lungo tempo nel mio animo di
rockofilo.
Lo
show è energico e intenso, i fratelli
Troy dimostrano ancora una volta di aver trovato sodali all’altezza della lunga “storia” artistica della
band, encomiabile tanto negli esordi di retaggio
NWOBHM, quanto nella sua evoluzione tra
hard-rock e
AOR.
Aprire la
setlist con “
Captured city” (incluso nella leggendaria “
Metal for muthas, Volume I”) e farla seguire da un’ardente versione di “
Panic in the streets” (dal glorioso debutto sulla lunga distanza “
Time tells no lies”) riporta la memoria ai giorni di fuoco dell’
HM made in UK, e se con “
Highway“ (dall’ottimo “
Sanctuary” del 2009) le atmosfere si fanno più morbide e “adulte” (qualcosa tra Def Leppard e MSG), con la deliziosa “
Believable”, l’incisiva “
Keep it alive” e l’enfasi di “
Mantis anthem” si torna prepotentemente ai giorni nostri, rammentando agli astanti il valore di due splendidi lavori come “
Legacy” e “
Gravity”.
La ballata “
Dream on” (da “
A cry for the new world”) consente di rilevare la buona duttilità vocale di
John Cuijpers, “
Fight for your honour” evoca suggestivi scenari medievali, mentre “
Time slipping away” e “
Children of the Earth” piazzano le ultime due graffianti zampate del programma, celebrando “
Predator in disguise” e ancora una volta il possente “
Time tells no lies”.
“
Keep it alive!” è un bel modo di surrogare un’imperdonabile mancanza (o, per i più meritori, di rivivere un momento di grande musica), nella speranza che i ragazzi della
Frontiers Music ci ripensino e ci offrano nuovamente la possibilità di assistere “in diretta” a spettacoli così emozionanti … e stavolta, ci saremo tutti, vero?
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