Ho idea che il successo ottenuto dai Wicked Minds con "From the purple skies" (2004) rappresenti un punto di svolta per il futuro della formazione piacentina. Non mi riferisco alla possibilità di condurre una vita da rockstars, non è proprio l'ambito adatto, bensì ai positivi effetti che porterà alla successiva produzione discografica, cominciando dal presente "Witchflower".
Aver messo a segno un colpo rilevante, anche se di nicchia, ha infatti permesso al gruppo di progettare senza alcuna urgenza o pressione il materiale per il seguito, inoltre ha garantito tutto il tempo necessario per farlo con la massima calma. Ma è stato anche utile al quintetto per rendersi definitivamente conto del proprio potenziale e far loro capire di essere vicini a traguardi un tempo neppure pensabili. Ed ancora ha confermato alla Black Widow di aver puntato su una carta vincente, offrendo inoltre la possibilità di mettere a loro disposizione tutte le risorse disponibili.
Questi sono i fattori che in varia misura hanno determinato i progressi di questo album.
In generale l'esecuzione è più meditata, collaudata ed elaborata. C'è una grandissima attenzione per i dettagli, prima appena accennata. Il parco degli strumenti si è ampliato grazie a notevoli contributi di tastiere, flauti, sax, ed è molto migliorata la costruzione di accorgimenti sofisticati da inserire nelle canzoni. Infine tutte queste componenti sono confluite in un songwriting maggiormente approfondito, più ricco di sfumature, di dettagli, di colori, in sintesi ancora più fantasioso che in passato.
Non è certo poco, pensando che si partiva da un sound già di altissimo prestigio. Eppure la qualità che esprime "Witchflower" riesce ad essere leggermente superiore a quella del suo predecessore.
Di sicuro è rimasto intatto il meraviglioso stile composito dei Wicked Minds, un intreccio di crema hard rock scuola Purple, Atomic Rooster, Uriah Heep, ecc, e di incantevoli architetture prog-rock '70 ricche di temi ariosi e vibrazioni romantiche. Poi ulteriormente filtrato in un'ottica "easy and free" delicatamente psichedelica ed assolutamente spettacolare. I Wicked Minds non scimmiottano un'epoca passata nè vivono fuori dal tempo, ma rispettano un certo modo di suonare il rock e lo hanno studiato con passione per poterlo riscrivere degnamente in chiave attuale. E credo sia il più bel complimento si possa fare alla formazione italiana.
La prestazione dei singoli è all'altezza di una band di primo piano e merita di essere sottolineata. Non era esagerato paragonare il cantante J.C.Cinel al mitico David Byron, oggi è ad un passo dall'eguagliare le sue magiche vibrazioni ed il trasformismo da rude rocker a crooner sentimentale, mentre la chitarra di Calegari è diventata più disciplinata rispetto agli esordi ma sforna prodigi sempre memorabili. La solida coppia ritmica Garilli e Concarotti ha raggiunto l'affiatamento di un motore inarrestabile, ed infine è cresciuto in ampiezza ed importanza l'apporto delle tastiere settantiane dell'ottimo "Apollo" Negri.
Se dovessi ancora dettagliare tutti gli spunti importanti del disco, credo che nessuno riuscirebbe a leggere fino alla fine. Mi costringo ad essere telegrafico, però i brani sono davvero così imponenti e degni di nota che leggendo le varie recensioni li troverete tutti citati, per un motivo o per l'altro.
Pesco per prime dal calderone di situazioni un paio di fulminanti gemme di potenza hard, groove epidermico e melodia catchy quali "Through my love" e "Here comes the king", che mostrano lo stesso mordente degli storici hits dell'epoca d'oro. Poi il fascino della title-track, in perfetto equilibrio tra impatto strumentale e vocals quasi angeliche, insieme alla complessa magnificenza di "A child and a mirror" la costruzione più ragionata ed ambiziosa realizzata finora dai Wicked Mind, nella solennità del crescendo e nella scioltezza dei cambi di ritmo e di atmosfera c'è tutta la maturità di questa band.
Ancora rapidamente, la stupenda e flessuosa "Before the morning light" punteggiata dai solismi di Calegari e Negri, gli inserti flautati dell'ultra-settantiana "Black capricorn fire" a metà tra il tocco jazzy dei Focus e quello folk dei Jethro Tull, le ombre scure che incombono su "Sad woman" lungo percorso carico di tensione e di staccate psichedeliche.
Riservo due parole per il finale dell'album, che nell'usanza dei Wicked Minds nasconde sempre sorprese. I superbi tredici minuti di "Scorpio odyssey" testimoniano com'è possibile ai nostri giorni ravvivare la tradizione della suite progressiva senza doverla snaturare, qui è stato riassunto tutto il meglio che può offrire la formazione. Sviluppo non lineare, ritmiche trascinanti, aspetto vocale ammaliante, impennate solistiche, dilatazione strumentale, inserimento di flauto e sax, senza andare oltre l'episodio è una prova di resistenza ideale per valutare la bravura e la classe dei piacentini.
Al termine di un'ora di grande musica, mi godo ancora la cover di una canzone che ha segnato i miei quindici anni verso la metà dei '70, struggente oggi come allora la storica "Soldier of fortune" dei Deep Purple. Quando la musica apre la porta ai ricordi ha ottenuto il suo scopo e non c'è altro da aggiungere.
Avrei voluto chiudere il pezzo con la frase da vecchio nostalgico, ma c'è ancora una cosa importante. L'edizione di "Witchflower" in mio possesso non comprende solo un disco colossale, ma anche un dvd con decine di esecuzioni dal vivo, videoclip, making of, ecc, in pratica l'antologia dei pezzi degli ultimi due dischi più altro.
Per ogni singolo rocker di qualsiasi età, "Witchflower" è il titolo indispensabile di quest'anno.