Hypnos 69 è una formazione belga conosciuta solo nell'ambiente del nuovo rock psichedelico, genere in leggera espansione da alcuni anni a questa parte.
Dapprima il gruppo ha ottenuto un certo credito locale grazie a lavori usciti per case semi-amatoriali, poi si è aggregato alla Elektrohasch, etichetta piccola ma qualitativa che ha saputo conquistarsi il rispetto degli appassionati. Dopo aver già pubblicato un loro album due anni fa, saranno ancora i tedeschi a far uscire il prossimo lavoro degli Hypnos 69, previsto per la fine dell'anno in corso.
Questo ovviamente esclude che sia il presente "Timeline traveller". Infatti si tratta della riedizione del primo full-lenght, datato 2002 e stampato all'epoca in tiratura limitata già esaurita da tempo. Ma dopo i buoni riscontri di "The intrigue of perception" (2004), si è creato un certo interesse per le origini della band, così alla fine è stato deciso di ristampare il disco d'esordio con una veste grafica rinnovata.
A vantaggio di coloro che hanno scoperto questa formazione solo recentemente, si rende necessaria una spiegazione. In partenza la formula musicale degli Hypnos 69 era piuttosto diversa da quella sviluppata in seguito. In primo luogo il polistrumentista Steven Marx non faceva parte dello schieramento, quindi non esistevano tutti quei passaggi di fiati e tastiera che hanno poi contribuito a rendere il sound così personale. Inoltre era ancora inespressa l'attitudine per un songwriting raffinato, per le squisite melodie psycho-pop, i passaggi di gusto jazz, le delicate atmosfere Floydiane, tutte cose ammirate nel già citato "The intrigue of..".
Inizialmente la proposta dei belgi viaggiava su altre coordinate, non per questo meno interessanti. La ristampa ci immerge in un classico rock psichedelico '70 votato alle estese digressioni strumentali, meno originale di oggi ma senz'altro più istintivo ed impetuoso, molto simile a quello di nomi come Sun Dial, Colour Haze, Los Natas, ecc.
Lunghi brani sviluppati come jam-session, una musica che fluisce libera e sconfinata ma senza sfilacciature, spesso densa e trascinante con cavalcate di buona intensità strumentale. Molti gli intrecci robusti ed up-tempo di matrice heavy rock/stoner, senza comunque dimenticare le fasi avvolgenti ricche di ariose vibrazioni space, vedi la maestosa "Like waves on the wind". Affiorano tavolta legami con la ridondanza del prog-rock settantiano, un buon esempio è la title-track, mentre al contrario l'aspetto vocale è ridotto all'essenziale, tanto da avere la sensazione di un'opera sostanzialmente strumentale.
Gli Hypnos 69, in possesso di ottima tecnica individuale e con l'eccitazione degli esordienti, in alcuni frangenti peccano di esuberanza eccedendo con le fughe vorticose, quasi pensassero più alle improvvisazioni di un live che alle rigide tempistiche di uno studio di registrazione.
A parte questo neo, comune a tanti praticanti del genere, "Timeline traveller" resta un valido disco di psych-rock contemporaneo ed è appetibile per chiunque segua il filone. Anzi è il miglior modo per avvicinarsi agli Hypnos 69 e stimolare la propria curiosità per i lavori recenti, che come detto propongono uno stile evoluto in forma differente e di ottima fattura.
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