Mi sono imbattuto in questa band italiana quasi per caso, ascoltando un suo singolo sul web (francamente non ricordo nemmeno quale fosse) che non mi era assolutamente dispiaciuto, anzi mi aveva incuriosito parecchio e cosi, nel momento in cui c’è stata la possibilità di recensire la sua nuova uscita discografica, ho preso subito la palla al balzo! A dire il vero, dopo essermi informato meglio sulla proposta musicale sciorinata dal gruppo piemontese, il mio entusiasmo è improvvisamente scemato in quanto, per un amante del tradizionale prog-power metal come me, apprendere che il sound originario degli
Egosystema si basa principalmente su influenze indie o alternative rock che si fondono col progressive, è stato oggetto di una scottante delusione.
Cosi, con queste sensazioni, che non facevano presagire nulla di buono anzi, oserei dire quasi rassegnato, ho ascoltato per intero la nuova fatica della band intitolata
Distance e, onestamente ne sono stato piacevolmente colpito, dovendo cosi ammettere, dopo aver messo da parte i miei iniziali pregiudizi, di essermi parzialmente ricreduto, perché si tratta veramente di un album ben suonato e anche di una certa qualità, che va oltre qualsiasi etichettatura o collocazione tra i vari sottogeneri del metal.
Certo, per quanto mi riguarda, non mancano gli aspetti negativi, come l’abbondante utilizzo della componente elettronica (retaggio probabilmente del passato alternative della band) specie nei synth, presenti in tutte le tracce, utilizzati in maniera oltremodo eccessiva dalle tastiere, che spesso si rivelano quasi fastidiosi (come nel caso di
Forever) oppure, altro elemento che francamente non mi ha convinto molto, è la voce di
Riccardo Lorenzini che, per carità, non è assolutamente brutta, ci tengo a precisarlo, ma trovo che sia inadatta per la direzione musicale intrapresa dalla band con questo nuovo disco.
Eh già, perché il punto è proprio questo: se è vero che gli
Egosystema nascono come una formazione indie o alternative-rock o, non so che altro, etichettateli come ritenete opportuno, è anche vero che in
Distance la componente progressive metal è assolutamente predominante e si snoda attraverso brani in cui emergono le buone doti tecniche del chitarrista
Luca Birocco autore di assoli e riffs davvero pregevoli (come in
Colors,
Don’t Judge Me, o in
Open Your Eyes e nella conclusiva
Room Of Mirrors) e dello stesso tastierista
Davide Cristofoli il cui strumento, quando si spoglia di quella componente elettronica di cui si parlava sopra, dà vita a trame melodiche ben costruite che si intrecciano perfettamente tra loro; ne sono un fulgido esempio la drammaticissima
O.C.D. dove la tensione viene portata alle stelle, proprio quando i synth lasciano spazio al pulitissimo suono di pianoforte, o la stupenda
Elisabeth probabilmente il brano più bello e più prog dell’intero disco. La melodia, espressa spesso in toni oscuri e drammatici, è probabilmente il vero e proprio punto di forza dell’intero disco perchè pezzi come la title-track o
Get Along, per non parlare delle già citate
Elisabeth e
Room Of Mirrors, autentici fiori all’occhiello dell’album, non possono di certo passare inosservati.
In conclusione, per dirla in parole povere e senza peli sulla lingua, se gli
Egosystema abbandonassero definitivamente le loro origini per concentrarsi esclusivamente sulla loro sfera più metal ma anche più emozionale e progressiva, avrebbero tutte le carte in regola per diventare una delle realtà italiane emergenti più promettenti e, ad ogni modo, credo che tutti gli amanti del genere dovrebbero concedere almeno una chance e quindi un ascolto a questo album in cui sono presenti degli spunti davvero pregevoli.