La dimensione live è da sempre il contesto migliore per apprezzare l'energia e l'impatto profuso dalle band rock/metal. Volumi assordanti, sudore, adrenalina, coinvolgimento del pubblico, sono gli elementi fondamentali che ci attendiamo da un concerto. Questo i
Motorjesus lo sanno bene, visto che la formazione tedesca ha basato tutta la propria carriera su un sound anfetaminico, motorheadiano, grezzo ed immediato, esplosivo ed epidermico. Raw-metal, dirty-rock, punk'n'roll, è ciò che troviamo in album come "Deathrider" (2006), "Electric revelation" (2014), "Race to resurrection" (2018), entrati anche nelle charts ufficiali germaniche. Canzoni esplosive, ad alto voltaggio elettrico, cazzute, senza fronzoli ma guarnite di ottimi ritornelli anthemici. Riff che spaccano, una voce potente e virile, ritmiche sempre sostenute e muscolari, sono i classici ingredienti che il gruppo riesce a gestire con forza ed abilità notevoli.
Il discorso viene ulteriormente amplificato dal vivo, come testimonia questo "
Live resurrection" registrato nel corso del tour 2018/19. Oltre un'ora di pezzi "in your face", spaziando tra la produzione più recente ("
King collider", "
The damage", "
Re-ignite") e le hits del passato ("
The howling", "
King of the dead end road", "
Motor discipline", "
Motorjesus"), ma differenze significative non ne esistono. Nemmeno tenendo conto che la band presenta una nuova line-up, dove dei membri originari sono rimasti solo il cantante
Chris Birx ed il chitarrista
Andy Peters. Ma i
Motorjesus si dimostrano una macchina da guerra, potenti ed incazzati come pochi ma capaci anche di sfornare refrain orecchiabili ed intriganti ("
Destroyer", "
Dirty pounding gasoline").
Un live che trasmette la vera essenza della musica heavy: grinta, sfogo, energia, voglia di fare casino, sensazione di appartenenza, desiderio di vivere la vita a testa alta. Bravi
Motorjesus.
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