Si deve alla dedizione, alla ferma volontà ed alla costanza di
Martin Gerloff se "
World Of Pain", terzo album dei tedeschi
Horrizon, ha visto la luce sul finire del 2019 sotto le insegne della
Massacre Records.
La stesura del disco è iniziata nel 2015 come sempre in collaborazione tra lo stesso
Gerloff e
Peter Gedert (chitarra) ma in seguito, vuoi per gli improvvisi cambi nella lineup della band (di cui
Martin è l'unico membro originario rimasto), vuoi per la pausa imprevista di un anno presa da
Peter, l'intero processo di scrittura dei brani è ricaduto sulle spalle del vocalist.
E le difficoltà, le fatiche di un compito così arduo si sono ovviamente riversate nella musica presente in "
World of Pain" che si presenta - a differenza dei primi due dischi "
Time For Revenge" e "
Dwelling Within" in cui dominavano temi cari alla mitologia norrena ed alle battaglie- come un concept imperniato sulla vita di ogni giorno e sul dolore (fisico e mentale) che in essa è contenuto: "
un mondo di dolore", letteralmente.
Ma il voto più che positivo in calce non è un regalo, è il premio meritato ad un disco decisamente ben riuscito: sebbene sia chiaramente ispirato alle sonorità dei finnici
Mors Principium Est suona fresco ed ispirato.
Ho nominato la band di
Ville Viljanen non a caso in quanto il chitarrista
Andy Gillion ha composto e suonato il (fantastico) solo nel brano "
Reborn" che altro non è se non un tributo al classico dei
MPE "
The Unborn".
Le somiglianze con il combo di Pori però finiscono qui perchè le canzoni contenute in "
World of Pain" suonano più dirette, sono di una durata contenuta (solo "
Why?" supera i 5 minuti) e presentano una maggiore apertura a parti rallentate e con clean vocals ("
Ancient Wisdom" e "
Where Am I?" su tutte).
Il nuovo lavoro degli
Horrizon è però soprattutto un buonissimo lavoro di melodic death metal moderno, certo, ma fedele agli stilemi del genere; a riprova di questo i punti migliori sono nei pezzi in cui la band pesta duro e lascia briglia sciolta a riff taglienti e potenti intrisi di melodia struggente, muri di batteria e harsh vocals ringhianti rabbia.
"
Lost", la titletrack, la violentissima "
Dying God", "
Sentenced To Death" e la già menzionata "
Reborn" -solo per fare qualche esempio- sono episodi trascinanti sulle cui note è impossibile evitare di avvertire il sangue ribollire.
A tutto questo si aggiungono brevi interludi in cui -per spezzare il parossismo di aggressività- una delicata voce femminile si inserisce nella tempesta di note senza far perdere nulla all'efficacia delle canzoni.
"
World Of Pain" è un altro prezioso lascito dell'anno appena spirato: se volete un consiglio recuperatelo in tutta fretta e fatelo girare nei vostri lettori.
Horrizon - "
Reborn"(
feat. Andy Gillion)
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