Checché se ne dica, il nuovo album dei
Sons Of Apollo di
Mike Portnoy non è tanto diverso dal primo. Il supergruppo capitanato dall’ex-
Dream Theater cerca di andare oltre quanto fatto con
“Psychotic Symphony” senza riuscirci veramente e sfociando troppe volte nell’auto-citazionismo più smaccato.
Se
“Goodbye Divinity” attacca ed evolve come innumerevoli altri brani del sopraccitato quintetto di New York, l’apice si raggiunge forse con la lunga e conclusiva
“New World Today”, con ben più di qualche misura presa in prestito dalla discografia di
Sherinian del periodo
“Black Utopia”/“Mythology”.
Qualche spunto interessante c’è - penso ad alcune idee dell’imperiosa
“King Of Delusion”, all’accoppiata
“Wither To Black”/“Asphyxiation”, un po’
Adrenaline Mob, o a
“Desolate July”, nobile tributo alla memoria del compianto
David Z che ha qualcosa degli
Avenged Sevenfold - ma è messo in ombra da tanti, troppi momenti di autoerotismo strumentale che nel 2020, dopo svariate decadi di carriera, lasciano davvero il tempo che trovano.
Se i
Sons Of Apollo vi convincevano prima, non avete nulla da temere. Per tutti gli altri,
“MMXX” probabilmente non farà cambiare idea sul progetto.
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