Forti di una carriera ormai decennale, ma fin'ora di secondo piano, sia come produzioni che come label associate, i tedeschi
Victorius si presentano al debutto con la potente
Napalm Records proponendosi in una veste rinnovata e modernizzata.
Avendo imparato la lezione dai gruppi più in voga del momento (vedi
Sabaton,
Gloryhammer,
Twilight Force,
Warkings), sembra infatti che nel 2020 il segreto per avere successo ed ottenere attenzione dal pubblico suonando Power Metal sia quello di non prendersi sul serio e di vestirsi seguendo un particolare concept tematico che faccia divertire, caricare, o addirittura ridere.
Pertanto, dopo un mini-cd con tematica dinosauri spara laser, i nostri propongono un concept, già accennato per la verità in qualche pezzo del precedente
"Heart of the Phoenix" (vedi la opener
Shadow Warrior), decidendo di vestirsi da Ninja e parlando di Ninja Spaziali dall'Inferno...esatto
Space Ninjas From Hell!
DI pari passo con questa crescita dal punto di vista estetico e mediatico, c'è stata anche una crescita dal punto di vista musicale?
Per quanto tutto il contesto sia abbastanza assurdo e (di solito) non di mio gusto, direi decisamente di si, perchè il disco nella sua interezza funziona, con riff, melodie e ritornelli (che nonostante siano spesso debitori dei
Dragonforce o anche dei nostrani
Rhapsody) risultano sempre riusciti, suonano freschi e non annoiano dopo il primo ascolto o dopo alcune settimane di ripetuti ascolti. Inoltre è effettivamente impossibile rimanere impassibili di fronte all'assurdità dei testi che in certi frangenti raggiunge il livello di idiozia totale e genialità allo stesso momento.
I pezzi sono molto eterogenei, sempre sui 3-4 minuti di durata, (quasi) sempre sparati al massimo della velocità con batteria in doppia cassa, chitarre ritmiche serrate, tastiere molto presenti (pur in assenza di un tastierista in line-up), ottima voce di
David Baßin, ricorda molto
Mark Hudson, e un gran lavoro alle chitarre soliste, ma il punto forte del disco sono i ritornelli, ultra-catchy e decisamente ben costruiti e strutturati, che sembrano essere fatti per essere cantati dal vivo.
Alcuni pezzi si ergono sopra agli altri, come la opener
Tale of the Sunblader e la successiva
Ninjas Unite, veloci e serrate che mettono subito in mostra le qualità, e anche le pecche del disco, o le assurde
Wasabi Warmachine e
Astral Assassin Shark Attack. Non c'è tempo per una ballad o per un pezzo più ragionato, ma si chiude con una outro che potrebbe essere una intro, visto che illustra i temi del disco. Forse i Victorius ci vogliono dire che arriverà un sequel di questa folle storia?
In definitiva ci troviamo di fronte ad un disco che, nonostante suoni un po' plasticoso e costruito, non riesco a non apprezzare e a consigliare, perchè no, a chi voglia passare 45 minuti spensierati cantando a squarciagola anthems dal significato assurdo, ma decisamente virali!
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