Gli
Acid Mammoth sono greci, di Atene, guidati da una inconsueta coppia chitarristica padre/figlio (
Babalis senior e junior) e questo è il loro secondo album. Pensate ad un mix tra Sleep ed Electric Wizard con vocals alla Kadavar/Uncle Acid, ed avrete una precisa idea del sound degli ellenici. Pesanti ed ipnotici, i cinque brani del disco avanzano con passo pachidermico corroborati da un'atmosfera acid-fuzz mutuata dallo stoner più heavy. Un pezzo come la title-track non può non ricordare le cadenze mesmerico-ritualistiche degli Sleep di "Holy mountain", con la materia doom portata alle sue conseguenze più allucinate e drogate. "
Them!" ricorda qualcosa dei primi Cathedral, cadenzato, cupo e con voce vagamente onirica, mentre la lunga "
Tree of woe" risulta un monolitico doom-sludge rallentato e torbido, con qualche vibrazione psichedelica, che punta a stordire l'ascoltatore nel suo esteso percorso. Efficace, ma un pò prolisso.
"
Tusks of doom" è ancora più lenta e funerea, collosa, cimiteriale, molto Wizard-iana ma con voce pulita e salmodiante. Ritmiche tombali e chitarre tossiche, brano non originalissimo ma di buon effetto. Infine, "
Jack the riffer" aumenta la componente sludge e noisy sempre mantenendo la struttura portante di un tiro Mammut-iano e di una atmosfera di profonda oscurità e disperazione ineluttabile.
Buona prova per gli ateniesi, non clamorosa ma solida e coerente con l'obiettivo. Una formazione interessante che, secondo me, ha ancora notevoli margini di miglioramento.
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