Gli
Apokryphon, qui al loro debutto discografico licenziato dalla nostra
Avantgarde Music, sono il progetto solista di Zorgh che, i più attenti tra voi, sapranno essere bassista e membro fondatore dei seminali Darkspace, tra i massimi esponenti del cosiddetto "space" Black Metal.
La polistrumentista di Berna, accompagnata in questa nuova avventura dal singer
Djinn, mette subito in chiaro le cose informandoci che
"Subterra" si muove su territori sonori distanti da quelli della sua band madre.
Zorgh, che per l'occasione sceglie lo pseudonimo di
Ophis, si cimenta in un Black Metal fortemente esoterico ispirato allo gnosticismo ed all'eretismo, soprattutto di matrice medio orientale, mettendoci sul piatto un suono certamente violento in alcune partiture, ma principalmente atmosferico e dall'inconfondibile tendenza ritualistica perfetta per fare da compendio alle tematiche affrontate nei testi.
"Subterra" riesce ad essere, in diversi frangenti, un album inquietante senza rinunciare, tuttavia, a dare voce al background metal della musicista svizzera la quale, senza ombra di dubbio, mette in evidenza il suo talento in fase di songwriting ed arrangiamento riuscendo a comporre brani lunghi, ma mai tediosi, e riuscendo a farci sprofondare negli arcani misteri nascosti tra le note come se fossimo noi stessi, ignari, a partecipare ad antichi ed innominabili rituali, spesso scanditi da strumenti tipici e sorretti da sonorità in grado di far scorrere brividi di paura lungo la schiena.
L'album degli
Apokryphon gode, inoltre, di un'ottima registrazione che rende nitidi gli strumenti e le voci e contribuisce, in modo determinante, alla riuscita di un lavoro da consigliare a tutti gli amanti della musica estrema fatta, anche, di oscure melodie e striscianti palpitazioni di culti lontani e pericolosi sempre resi in modo magistrale dalla forte personalità della sua autrice.
Consigliato e da ascoltare con molta attenzione.
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