Con il vostro gruppo di amici andate nella solita birreria in cui siete abituati a trovarvi. Una sera conoscete una ragazza, una tipa a posto, abbastanza intelligente, né bella né brutta, nella media diciamo. Piacevole. Per un po' di tempo esce con voi, poi lei sparisce, cambia zona, non la vedete più. Quattro anni dopo la incontrate nuovamente nella stessa birreria ma stentate a riconoscerla. È diventato un gran passerone, veste bene, ha classe, fa discorsi profondi e interessanti ma rimane simpatica e alla mano. Insomma, vi fa cascare la mascella.Questo è un po' quello che è successo ai
Tanagra che quattro anni fa esordirono con un dischetto power metal, un lavoro ben fatto, sicuramente piacevole ma privo di reali spunti che lo potessero fare ricordare. La band di Portland oggi torna rinvigorita, rigenerata, con tantissime idee ed un sound indubbiamente più ricercato e meno immediato.
"
Meridiem" è un lavoro abbastanza complesso ma che non deve spaventare.
Se vi approcciate nel modo corretto, senza voler solo sentire riff che colpiscono o doppia casa ad elicottero, vi darà grandi soddisfazioni.
Certo, la durata totale di oltre 64 minuti, una opener che supera gli 11 e la conclusiva "
Witness" che va oltre i 14 minuti non sono propriamente roba per tutti. Non dici “ho mezz’oretta libera, butto su questo disco” ma ha diversi, molti motivi per essere apprezzato.
Le composizioni sono liquide, hanno una base sinfonica ma non sono melense o ampollose, anzi, il songwriting è fortemente malinconico ed è così evoluto che l’attenzione non cala mai; un’accelerazione, un riff muscoloso o un capovolgimento sono sempre dietro l’angolo. Non si può rimanere assolutamente indifferenti a tanto sentimento messo in musica, le cui coordinate spaziano dai
Threshold per i momenti più progressivi, passando per
Caladan Brood per le situazioni maggiormente epic/ambient, a parti più thrash che emergono ogni tanto, come su “
Silent Chamber”. Il tutto poggia su una solida base di metal sinfonico che deve forse qualcosa a
Blind Guardian. Non preoccupatevi della voce, nessun timbro castrato oppure altissimo, l’ugola di
Tom è anzi molto espressiva, evocativa e riesce a far calare l’ascoltatore nelle vicende fantasy/sci-fi trattate. Ah, non siete impazziti se ci sentite anche un pizzico di
Visigoth,
Jake Rodgers è infatti ospite sulla traccia "
Across the Ancient Desert".
Tutti i musicisti sanno davvero il fatto loro, sia come bravura che come idee apportate alla costruzione delle canzoni. A questo proposito segnalo con piacere il lavoro delle tastiere, elemento sempre presente ma che sa reinventarsi di canzone in canzone ritagliandosi il giusto spazio, fungendo da accompagnamento, da linea principale, da organo Hammond, da tappeto sinfonico.
Non voglio annoiarvi oltre, mi premeva solamente segnalarvi
"Meridiam", attirare una attimo la vostra attenzione anche se il disco è uscito lo scorso dicembre. Volevo parlarvene perché lasciarlo andare senza scriverci qualche riga, senza incuriosire qualcuno, lo avrei trovato criminale.
Ora andate e fate buon uso del vostro tempo e delle vostre orecchie.