Dopo una infinità di demo, Ep e compilation, finalmente gli inglesi
Thy Dying Light riescono a realizzare il loro primo, omonimo, album di lunga durata grazie alla lungimirante
Purity Through Fire che ci consente di entrare in contatto con il black metal diretto, senza fronzoli, gelido e devastante del duo.
Il gruppo inglese è, in sostanza, una costola dei Nefarious Dusk, autori l'anno scorso del bellissimo
"The Wanderer of the Cold North", i musicisti coinvolti sono gli stessi, ma la sua proposta è meno atmosferica e più direttamente legata alle origini nordiche del genere sebbene i
Thy Dying Light non rinuncino ad inserire nelle loro composizioni una buona dose di melodia, sempre gelida sia chiaro, e non rinuncino a brani ragionati nei quali, pur non utilizzando alte velocità, riescono, comunque a risultare letali come qualunque "emanazione" del maligno dovrebbe sempre essere.
L'album non ha nessun calo di tensione e, dall'inizio alla fine, ci presenta brani senza compromessi e dal forte spirito anti sociale e satanico che trova sfogo nelle urla indemoniate di
Hrafn e nelle laceranti dissonanze delle due chitarre che, all'unisono, dipingono scenari di oscurità e morte come ogni buon album di black metal dovrebbe sempre fare, il tutto esaltato da buoni doti tecniche e da una registrazione nitida e precisa che ci restituisce, amplificandola, una sensazione di freddo che ci avvolge come la brina in una mattina di inverno.
I
Thy Dying Light non possono fregiarsi di essere un gruppo rivoluzionario, ma sono musicisti come loro che fanno, ancora, grande, il black metal.
Quello vero.
Quello da amare e da temere.
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