Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. LET HIM BE CRUCIFIED
  2. HAIL, KING OF THE JEWS!
  3. THE STUMBLING BLOCK
  4. STABAT MATER
  5. BLESSED ARE THE WOMBS THAT NEVER BORE
  6. LORD OF LIES
  7. VIA DOLOROSA
  8. THE ROBE OF MOCKERY
  9. I.N.R.I.
  10. THE SIXTH HOUR
  11. THE DEPOSITION
  12. DE PROFUNDIS

Line up

  • Simone Brigo: guitars
  • Clod "The Ripper" De Rosa: bass, vocals (lead)
  • Nicolò Brambilla: guitars
  • Davide Cazziol: drums

Voto medio utenti

Fermi tutti! Si avete capito bene, ho detto fermi tutti; lasciate stare l’ennesimo gruppo estero che viene indorato dai sempre soliti noti in materia metal e fiondatevi su un gruppo fenomenale di casa nostra.
Perché signori, i brianzoli Blasphemer sono pronti a fare il botto veramente con il terzo album.
Dopo due album sulla combattiva label americana Comatose Music, che ha anche le leggende nostrane Antropofagus nel proprio roster, la band lombarda fa il cosiddetto salto di qualità con la terza prova sotto le ali della mitica etichetta inglese Candlelight Records.
L’opener “Let be him crucified”, ci mostra le armi del four piece lombardo in materia technical brutal death metal.
Partenza distruttiva, senza pietà con blast beats, chitarroni dai riffing malsani e il vocione del bassista Clod “The Ripper” De Rosa profondo, cavernoso ma comprensibilissimo.
La band sfodera melodie di stampo malsano, cambi di tempo repentini e un gran bel solo melodico.
Hail king of the jews” non ferma il suo attacco con sfuriate e tempi cadenzati con riff serrati e compressi.
Qui si sente la convinzione malevola, blasfema e corrotta del gruppo nel chorus da cantare a pieni polmoni on stage con la doppia cassa tellurica.
Stabat mater”, è un assalto all’arma bianca con chitarre in tremolo di pura scuola americana ma rielaborati dal gusto perverso della band nostrana.
I nostri lasciano poco fiato anche nelle parti cadenzate; la tecnica è precisa, palpabile e colpisce il chorus arcigno.
Con "Blessed the wombs that never bore”, si giocano la carta atmosferica con un brano breve ma perfetto in stile acustico; un tappeto strumentale intenso e che fa vedere le carte che può giocarsi questa compagine.
I.N.R.I.”, parte con un arpeggio per poi decollare con rullate e distorsioni pesanti e compresse.
Grande bulldozer composto da un riff in tremolo e base ritmica precisa che passa abilmente da un up tempo tellurico a parti in blast beats; all’interno c’è anche un’apertura epica ma totalmente maligna, che porta ad una serrata sezione cadenzata col singer che usa profondità scure a livello vocale.
La titletrack è puro brutal death metal nella sua sporca, letale autenticità; una sorta di vademecum sonoro su come dev’essere composto un brano del genere.
Partenza cadenzata con uso della doppia cassa massiccio, per poi devastare il tutto con riff in tremolo e urla dolorose a dare ancora più pathos doloroso e sofferente.
Le chitarre serrate con tocchi di campane portano a un intermezzo in mid tempo con aperture melodiche che sfumano concludendo il brano.
Con la conclusiva “De profundis” la band lombarda da il colpo di grazia con un brano quasi recitato; poco più di due minuti di riffing brutali e maligni e voce minacciosa a declamare un intento blasfemo e corrotto.
Che dire se non di acquistare questo sommo capolavoro di arte estrema, dove la tecnica viene usata per colpire brutalmente l’ascoltatore in una discesa verso gli inferi.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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