Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:47 min.
Etichetta:Les Acteurs de L’Ombre

Tracklist

  1. KENOMA
  2. SERPENTINE
  3. CANINE DEVOTION
  4. UNDER A LIGHTLESS SKY
  5. ABSENT
  6. AMOR FATI
  7. PLEROMA

Line up

  • Kevin Steegmans: drums
  • Josse Theunkens: bass
  • Didier Boost: guitars
  • Pieter Jans: guitars
  • Jan Buekers: vocals

Voto medio utenti

"Non fidate nella speranza. Ha abbandonato queste terre".
(JRR Tolkien)

Potrebbe essere questo il manifesto dietro a "Kenoma", debut dei belgi Sons Of A Wanted Man edito dalla transalpina Les Acteurs de l'ombre (label sempre molto attenta a queste proposte).
La loro musica viene descritta come un ibrido "che incorpora l'atmosfera malinconica del post-metal, l'intensità ritmica del black metal, l'approccio stratificato dello shoegaze e l'etica del punk hardcore"; solitamente questi roboanti proclami sono preludio a lavori deludenti ma capita -di tanto in tanto- che tra i solchi ci sia molto di più.
L'opener, la titletrack, in tal senso è esplicativa: assalti furenti di batteria, tremolo picking incessante, supporto di basso poderoso e urla belluine, una furia che ricorda alcuni dischi dei Darkthrone che furono; ma il brano è un animale vivo, pulsante, nero e disperato che si divincola e cambia continuamente arrivando a intensi passaggi melodici gonfi di dolore.
"Kenoma" arriva in profondità per 11 interminabili minuti ispirando sconforto, disperazione ma anche meraviglia e desiderio di abbandonarsi al suo scorrere quasi introspettivo.
E non siamo che all'inizio: via via che le sette tracce dell'album proseguono si viene trasportati in un viaggio fatto di melodie straordinarie e passaggi di violenza ferale, un continuo saliscendi emotivo che ipnotizza ed irretisce.

Ascoltate la splendida "Canine Devotion": oltre a dei testi profondi gioca tra l'eterea bellezza della voce di Isa Holliday e le urticanti grida di Jan Buekers il tutto avvolto dalle atmosfere post-black create dalle due asce di Didier Boost e Pieter Jans. O ancora la malvagità che cola da "Under a Lightless Sky" in cui il vocalist dà fondo a tutta la sua abilità per tinteggiare un mondo senza alcuna speranza.
Ogni brano, ogni passaggio, ogni coro soffuso nascosto (ci sono e sono il perfetto contraltare delle vocals abrasive di Jan) si intreccia con il precedente e con il successivo sino a creare un caleidoscopio in cui tutto è al suo posto e concorre ad avvincere l'ascoltatore.
E la chiusura di tanta abbondanza non poteva essere che una canzone non convenzionale: "Pleroma" è interamente strumentale, senza voce nè batteria, e con la sua calma riporta quella pace che è stata negata e combattuta per tutto il resto dell'album.

"Kenoma", il vuoto e "Pleroma", la pienezza secondo lo gnosticismo: per passare da uno stato all'altro i SOAWM ci hanno fatto da guida con la loro arte e le loro anime, affidatevi al flusso della musica che hanno creato e converrete con me sul fatto di trovarsi di fronte ad una delle uscite più interessanti degli ultimi mesi.

Kenoma - "Canine Devotion"




Recensione a cura di Alessandro Zaina

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