I pisani
Otakusuite sono un progetto strumentale (ex The Questionmarks) che ci propongono un lavoro registrato nel 2018, ma pubblicato ora grazie alla collaborazione con
Argonauta Records. Prog-jazz rock con un pizzico di calore desert, sette brani jam-oriented con spiccata tendenza all'improvvisazione ma anche un buon senso di solidità e groove. Il chitarrismo fluido ed abbondante di
Marcos Rovini è il fulcro dell'intero album, una presenza magnetica ed avvolgente che costituisce l'ossatura di ogni singola canzone, dalla più sostenuta e rockeggiante "
Manannan mac lir" alla placida e raffinata "
Y.E.S." che ricorda una sorta di Santana mixato con i Wheater Report. Non di meno rilievo la duttile coppia ritmica formata da
Dario "The wolf" Donati (basso) e
Elia Petrosino (batteria), capace di sostenere con abilità e qualità le evoluzioni spiraleggianti del chitarrista. L'impatto generale è elegante, insinuante e dai tratti progressivi. Le sonorità limpide, cristalline, invitano ad un ascolto profondo e rilassato. La primaria direttrice jazzy trova piena esaltazione negli undici minuti di "
Country cousins meet the wolf", un lungo excursus atmosferico che potrebbe essere ideale colonna sonora per un viaggio sognante nella assolata natura desertica. Brano molto cinematografico, con passaggi anche piuttosto robusti a livello ritmico e grande assolo finale. Fascino di alta qualità strumentale.
Un disco rock alternativo, che punta sulla trasversalità rock/prog/jazz per palati fini e non standardizzati. Buona prova per gli
Otakusuite.
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