Braccio armato dell'underground più oscuro e violento, la Nuclear War Now! da oggi alle stampe il primo full length dei
Saltas che segue a due anni di distanza l'uscita del primo EP "Currents": il duo svedese con questo
"Mors Salis: Opus I" mette insieme una quarantina di minuti di musica esoterica e malvagia, lontana da primordiale black/thrash/death a cui la label ci ha abituati negli anni, ma non per questo meno estrema ed oscura. Il tutto si gioca su ritmi molto lenti e trascinati che creano un black/death oscuro e maligno dai connotati quasi drone/ambient e pervaso da un senso di fredda marzialità che rende questo disco una esperienza inquietante. I Salts si rivelano abili a generare un sound asfittico, alienante la cui resa volutamente low-fi ammanta di un ulteriore alone di oscuro orrore i brani, che nella loro natura scarna e ripetitiva sanno muovere le corde più remote e primitive del nostro Io, risvegliando paure ancestrali che ormai pensavamo sepolte. Il muro sonoro eretto dalla chitarra e dalla batteria è imponente e ricorda molto alla lontana quanto di buono fatto dagli Encoffination, tra riff minimali e scarni trascinati e ripetuti allo sfinimento su cui le vocals distanti e inquietanti di C.J. e N.R. suonano come i versi corrotti di un rituale osceno e pagano. "This Is The Death", "Astral Funeral March" o "The Rotting Resonance" incarnano al meglio lo spirito dei Saltas, che con "Mors Salis: Opus I" confezionano un disco interessante per quanto indigesto alla maggioranza degli ascoltatori a causa della sua natura tetra e minimale. Il titolo stesso prelude ad un capitolo secondo di questa discesa sonora negli inferi, l'incauto ascoltatore è quindi avvertito: la luce che rivedrete al termine dell'ascolto di uesto album sarà solo effimera e prima o poi verrà oscurata nuovamente dall'ombra lunga e cupa dei Saltas.
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