Un “matrimonio” lungamente atteso e fortemente voluto, quello tra gli
Anno Mundi e la
Black Widow Records (come la
band romana ci aveva anticipato in quest’
intervista), e oggi che si è finalmente celebrato, non definirlo uno di quei sodalizi in cui le due metà si sovrappongono e si integrano perfettamente, diventa davvero difficile.
“
A marriage made in hell”, si potrebbe dire, parafrasando e sfruttando un’efficace metafora anglofona che tiene conto della vocazione “oscura” che contraddistingue i “coniugi”, ma in realtà “
Land of legends”, rispetto al precedente “
Rock in a danger zone”, sposta il baricentro stilistico verso la migliore tradizione
progressiva, pur conservando ambientazioni fosche e umori decadenti.
Un cambiamento che coincide con un significativo incremento nella maturità di un gruppo già molto promettente e che oggi propone un caliginoso e fiabesco
hard-prog di enorme suggestione, in grado di sostenere, grazie a cultura e temperamento, il pesante e prezioso fardello rappresentato dalla nobile “storia” del genere.
L’albo (pubblicato in vinile – la versione utilizzata per questa disamina – in
Cd e in digitale, edizioni arricchite da
bonus-track tratte da “
Rock in a danger zone”) si apre in continuità con il passato attraverso l’atmosfera nebbiosa ed evocativa di “
Twisted world’s end” (superba la prova vocale dell’ex Martiria
Federico Giuntoli), ma già con la successiva “
Hyperborea”, una lunga
suite intrisa di
folk e
prog, si comprende quanto l’influenza di
Maestri del calibro di Jethro Tull, PFM e Van Der Graaf Generator sia cresciuta all’interno del variegato e ispirato
songbook degli
Anno Mundi.
E sempre a proposito di ricchezza espressiva, ecco arrivare “
Dark energy”, una ballata acustica intensa, liquida e lunare (forse appena un pizzico troppo “enfatica”) e le iridescenti tessiture armoniche di “
Hyperway to nowhere”, ricche di germi
jazz-rock e di emozioni profonde, alimentate da un clima sonico fremente e magnetico.
“
Female revenge” riporta il programma su sentieri maggiormente ossianici, in cui appare evidente quanto l’immarcescibile lezione di Black Sabbath, Uriah Heep e May Blitz sia stata acquisita e rielaborata in maniera assolutamente personale dai nostri, a creare un’avvincente miscela di brumosa e incombente malia.
Segnalando, infine, il contributo di ospiti prestigiosi quali
Renato Gasparini (degli Agorà),
Francesca Luce (Marbre Noir) e
Alessandro Milana (violinista classico che in passato ha suonato per l’
Orchestra Sinfonica della
RAI di Roma, l’
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’
Orchestra Sinfonica “
Arturo Toscanini”), non mi rimane che rilevare come “
Land of legends” innalzi ulteriormente la già notevole caratura artistica degli
Anno Mundi, ponendo la formazione capitolina ai vertici della scena musicale di riferimento.
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