Per voi amanti dell’old school black metal questo album fa al caso vostro. Sono sicuro che vi piacerà se avete goduto nel 2019 con bands esordienti dal nome Hovmod, Flukt, Marras.. ecco siamo su quel binario.
Questo comunque non è un progetto 2019, ma nasce addirittura nel lontano 1995, dove le liriche furono scritte in quel periodo, a parte "
Lida" composta nel 1998. Anche tutte le musiche furono composte nel ’96-’97 ma mai incise. Come si suol dire non è mai troppo tardi, finalmente vengono registrate nel 2019 ed esce cosi questo primo gelido raw album, freddo e glaciale, tra la musica e testi si capisce fin da subito che i nostri 2 vengono dai paesi nordici, precisamente dalla Svezia.
Partiamo in quinta con il primo pezzo, già dai primi secondi entra in scena un riff che ti entra subito in testa, accompagnato da un potente blast. Ecco lo scream crudo di
Svartblot che inizia inneggiando alla foresta e il gelo dove lui è nato. Cambio di mid tempo azzeccato verso la fine della canzone, con un ruggito rabbioso, a chiudere questa prima opera ritroviamo il famoso riff di apertura. Ottimo.
Anche il secondo pezzo si attesta ad un livello alto e veloce, con blast beat e chitarre distorte, dove anche in questo caso la natura invernale e la luna caratterizzano questa traccia.
Degna di nota "
Lida" ("soffrire") con doppio riff, uno sovrapposto all’altro dove alla base sta quello distorto e il clean arriva alle spalle ad aggiungere spessore e qualità. La prima preferita dell’album.
L’album si conclude con la sesta canzone "
Of Uman Flesh and Devils Blood", con varie sfuriate di batteria ed elevata velocità nei ritmi, come del resto l’album intero, partendo a tutta birra e finendo cosi.
Ascolta questo inno della malvagità a volume alto, sentirai cosi ribollire tutto l’odio nascosto che c’è in te,
Svartblot usa un gande scream e la sua chitarra ti disintegrerà i timpani, accompagnato dal batterista che ci mette del suo e un blast beat furioso, in questo disco troviamo uno stile di vero puro raw e anche melodico in alcuni momenti.
L’album si compone in sei tracce dove le prime quattro sono in svedese, a chiudere le ultime due in inglese. Ci troviamo di fronte ad una “nuova” band che scriverà storia nel BM? Questo non lo so, ma di certo è da tenerla sotto stretta osservazione, con questo primo debutto il mio voto è decisamente positivo. Aspettando il secondo album, e sperando di non aspettare altri 25 anni, vi consiglio ampiamente questo disco.
A cura di Simone Pezzini