Giunti alla fatidica prova del terzo album, gli irlandesi Zhora si presentano oggi fresci del loro nuovo album "Mortals": sebbene la band si presenti agli addetti ai lavori come "progressive sludge" va detto che l'etichetta che il gruppo si è auto affibbiata non descrive nel modo più corretto il suo sound, in cui l'elemento sludge è sicuramente quello più preponderante ma che definire progressive pare esagerato. Gli Zhora come detto partono da una base sludge metal fatta di riff fangosi e paludosi, molto sporchi e grassi come il genere richiede e su cui si innestano le vocals sgraziate e sforzate di Colin Bolger, ma per quanto si sforzino di dare ai brani una certa eterogeneità e di rifuggire l'assioma per cui i riff vanno ripetuti ad libitum come un oscuro mantra il risultato proabilmente non è all'altezza delle aspettative: i brani infatti danno l'impressione di non sapere dove andare a parare e finiscono con l'essere un susseguirsi di riff non esaltanti che sortiscono l'effetto di annoiare chi li ascolta anzichè farlo perdere nella musica degli Zhora. In ogni caso la band tira fuori le cose migliori nei passaggi più paludosi e negli episodi più cupi di questo "Mortals", senza che questo però riesca a risollevare le sorti di un disco davvero troppo scialbo per poter solleticare il palato degli amanti del genere. Se non altro gli Zhora hanno avuto il merito di non voler strafare ed hanno contenuto la durata di questo disco a soli 30 minuti.