Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:33 min.

Tracklist

  1. SISUKASTRAATIO
  2. PAKKORAKO
  3. KEHITYKSEN TIELTA KUOLET
  4. SYDANTALVI
  5. CONSTRUCTION TO DESTRUCTION
  6. BACKSTAB SOCIETY
  7. HAIL TO THE HURRICANE

Line up

  • Juho Mäntykivi: vocals, rhythm guitar
  • Pasi Hyrkkänen: lead guitar
  • Janne Raunio: bass
  • Joona Juntunen: drums

Voto medio utenti

Prendete quattro ragazzoni finlandesi, biondi e aitanti e metteteli a suonare thrash metal. Vi risulta strana come immagine? Beh, effettivamente il paese dei lapponi non è particolarmente avvezzo a queste sonorità, ci ha abituati a qualcosa di decisamente più melodico con ottime band power metal o symphonic metal. Come se la cavano quindi i nostri? Uhm, così così… Il loro intento è quello di suonare un thrash metal dai toni decisamente moderni, quindi chitarroni iper saturi, riff stoppati, vocione grosso, e, soprattutto, la loro peculiarità: le lyrics in finlandese!

Come si adatta il loro idioma al thrash metal? Il risultato è quanto meno particolare, anche se ovviamente poco abituale. La loro lingua piena di doppie T, doppie P e soprattutto stracolma di K risulta abbastanza dura, quindi tutto sommato non disturba come, per esempio, il francese, che non si adatta affatto al metal più estremo. Loro però, forse intimoriti dal rischio di risultare troppo settoriali, decidono di dividere l’EP in due CD, il primo, appunto, con quattro brani in finlandese, il secondo con tre tracce cantate in inglese.

Spiegata a grandi linee la situazione, cerchiamo di capire meglio, musicalmente parlando, se vale la pena dare una chance ai TakaLaiton. Sinceramente i brani non fanno affatto gridare al miracolo, anzi, sono abbastanza incolore. Sembra quasi che le uniche energie siano state profuse per cercare di suonare quanto più duramente possibile, senza sforzarsi troppo di badare ai particolari compositivi, nonostante i nostri, nella bio, si presentino come una band di melodich thrash metal, tenendoci a sottolineare la loro attenzione nei riguardi della melodia. Beh, alla fine è proprio questa a latitare, sia nelle linee vocali, tutte improntate sull’assalto sonoro fine a sé stesso, sia nelle linee di chitarra, che si limitano a macinare riff su riff. Sono solo un paio, infatti, gli episodi dove la band si ricorda di mettere in pratica quanto predicato nella biografia.

Forse il problema dei finnici è che stanno in uno strano limbo a metà tra il thrash tradizionale e il groove metal. Se questa mistura fosse stata architettata meglio sarebbe potuta anche risultare vincente, invece l’impressione che lascia è quella di incertezza, come se i nostri non sapessero bene che pesci pigliare. Qualche buono spunto qua e là non manca, ma diciamo che tutto sommato stiamo parlando di un lavoro assolutamente evitabile, che, anzi, si fatica anche abbastanza ad ascoltare tutto di fila. Ultima considerazione: i brani migliorano o peggiorano con le lyrics in inglese? Beh, come già detto il problema non è certo l’idioma, ma la composizione, quindi la risposta è no, non migliorano, anzi, quasi quasi preferisco i primi quattro pezzi, almeno sono un po’ più particolari grazie ai testi in finlandese.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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