Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:36 min.
Etichetta:Helldprod Records

Tracklist

  1. INTRO VíBORA RESISTENTE / NãO GOSTO!
  2. MARé 669
  3. REI DOS EXCESSOS
  4. SANGUE AO METAL
  5. TRAPPED IN THE 80’S (HARD VERSION)
  6. METAL!
  7. CORRENTES NãO PRENDEM SERPENTES
  8. IGREJA (TITãS COVER)

Line up

  • Chakal: vocals
  • Madcrusher: guitars
  • Bode de Sade: guitars/vocals
  • Anras Vardamir: bass/vocals
  • Surtur Impurus: drums

Voto medio utenti

Prendete cinque bifolchi di Rio De Janeiro in fissa con Motorhead, Venom, Exploited, Exciter, Bathory, Discharge, Celtic Frost e tutto ciò che è grezzo ed anni ’80, riempiteli di borchie, cinturoni di proiettili, spille, toppe, mettetegli in mano degli strumenti, e avrete un’idea abbastanza precisa di chi siano i Thrashera.

Dando uno sguardo alla loro discografia si capisce che i cinque hijos de puta si dedicano anima e corpo alla band, visto che dal 2010 ad oggi hanno pubblicato la bellezza di: tre demo, un single, tre live album, otto split, due compilation e tre full length! Alla faccia del c***o, come direbbero ad Oxford. Questo “Não gosto!” è l’ultimo arrivato, e ci presenta sette brani inediti e una cover di tali Titãs (non chiedetemi chi siano perché non ne ho la più pallida idea, presumo una cult band brasiliana degli anni ’80 (ma guarda un po’ che combinazione) dedita ad una proposta sulla falsa riga dei Clash).

Già dalla lista dei gruppi che ho inserito in apertura penso che abbiate capito cosa ci propongono i nostri: 36 minuti di cazzuto thrash and roll dalle forti influenze punk. C’era proprio bisogno dell’ennesimo gruppo ancorato agli anni ’80? Beh, se la proposta è sincera e cazzona come quella dei Thrashera la cosa non mi dispiace del tutto. Ovviamente quando mi metto all’ascolto di album come questo so già che buona parte dei riff e delle soluzioni proposte mi suoneranno già sentite, ma non sempre è un problema. La questione vera è capire se, al di là della proposta derivativa, i brani ti prendano oppure no, se ci sia comunque personalità in quanto proposto, o se si tratta semplicemente di ricicciare riff e idee di quarant’anni fa.

Nel caso dei Thrashera ci troviamo nella proverbiale via di mezzo, perché se durante l'ascolto dei primi brani ci si riesce a far trasportare dall’ignoranza genuina del quintetto carioca, alla lunga la proposta, eccessivamente monocorde, inizia a stancare, per cui va bene tutto, ma fino ad un certo punto. Visto che le sfumature del metal e del punk anni ’80 sono svariate, i nostri avrebbero semplicemente dovuto incorporarne il più possibile, senza per questo snaturare la propria proposta, invece di partire in tupa-tupa dal primo all’ultimo secondo senza cambiare di un minimo ritmi e riff.

Insomma, per quanto a primo acchito si potrebbe provare simpatia e ammirazione per l’attitudine e la coerenza della band, a lungo andare ci si rende conto che basta guardarsi un po’ in giro per capire che c’è molto di meglio, sempre restando nell’ambito del thrash revival. Diciamo che per questa volta la sufficienza è stata raggiunta, ma per cercare di spiccare all’interno di una scena sempre più satura di band è necessario fare un piccolo sforzo in più.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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