A metà strada tra i Soundgarden ed i QotSA più aggressivi, gli Svedesi Mother Misery sfornano un piacevole debutto nel quale bilanciano con una certa abilità ruvidità stoner, crepuscolarità grunge e forte propensione per le melodie virili ma orecchiabili.
Il gruppo ha prodotto una serie di canzoni accuratamente rifinite, asciutte, concrete, che ruotano intorno alla voce Cornell-iana di John Hermanson e non si concedono divagazioni di nessun tipo. Si passa agilmente dai tiri potenti e muscolari come “My enemy”,”Get it right”,”On the outside”, episodi robusti ed anthemici com’è costume della scuola heavy rock scandinava, a quelli più smussati ed alle atmosfere malinconiche delle semi-ballad “Black holes” e “1000 suns”, brani vellutati di grande fascino con lievissime vibrazioni spaziali ad abbellirli ulteriormente.
In alcuni casi gli Svedesi sembrano rivolgersi al pubblico allargato ed eterogeneo che ha decretato il successo dell’ultima creatura di Josh Homme, ma la sensazione è che manchi ancora qualche ingrediente per ottenere una “No one knows” in grado di soddisfare sia i fans di nicchia che gli ascoltatori “usa e getta”. Comunque pezzi come “Allright with me” e “It comes again” se fossero sostenuti dalla necessaria spinta pubblicitaria, non faticherebbero ad imporsi tra la fanghiglia proposta quotidianamente dai media radio-televisivi.
Se ne deduce che i Mother Misery sono un buon gruppo, nulla di originale ma capace di scrivere canzoni che restano in mente e di realizzare un album che non annoia, pur sfiorando l’ora di durata. Investendo qualche spicciolo d’avanzo in questo “Grandiosity”, è certo che non li sprecate affatto.
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