Avevamo lasciato i
Weserbergland alle prese con il krautrock più fedele e oltranzista. Oggi la band ritorna con un sound completamente rivoluzionato, a cavallo tra le esperienze ambient miste alla ricerca timbrica di
Brian Eno e le dissonanze della musica colta americana del secolo scorso (mi vengono in mente
Charles Ives per la scrittura degli archi e
John Cage per le soluzioni pianistiche).
Si tratta di un approccio molto intellettuale - e alle mie orecchie poco musicale - difficile da valutare, eccessivamente ostico per complessità e durata (un singolo brano di 44 minuti), privo di appigli “concreti” per una trattazione più approfondita.
Se non soffrite di emicrania e vi sentite particolarmente temerari, fatevi pure sotto.
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