Trattando il precedente lavoro (“
The gnomes”) dei
Misantropus avevo identificato nella parola “coerenza” la chiave di volta della loro ultraventennale proposta artistica.
Un orientamento quanto mai lontano, però, dal poter essere scambiato per “immobilismo”, aggiunsi, e oggi che “
Gnomes metal”, il nuovo disco (pubblicato in vinile, corredato di
digital download card al suo interno) dei laziali è finalmente giunto al vaglio del mio apparato uditivo, tale concetto assume una valenza ancora più ampia e radicata.
Fedeli a una forma di
dark-doom istintivo, monolitico e ossessivo, i nostri interrompono a “sorpresa” l’assetto completamente strumentale (escludendo la breve parentesi con le
vocals “fonetiche” di
Francesca Luce) grazie alla laringe escoriata e invocatrice di
Pino “Noise Freak” Pascucci (autore anche di liriche minimali e simboliche, dal notevole impatto emotivo), avvicinando il suono ai confini della “canzone”, sebbene dai contorni slabbrati, sovraccarichi di
riff circolari e di ritmi ipnotici e incombenti.
Un’ulteriore evoluzione, sicuramente, attuata senza stravolgimenti e contraddizioni, che evita l’implosione di sonorità che, alla lunga, rischiavano di diventare strenuamente opprimenti, chiuse nel loro impenetrabile scrigno di assoluto rigore espressivo.
Il tutto mantenendo la tipica concisione espositiva del gruppo, figlia di un
sabbathismo (ma non dimentichiamo l’influenza di Saint Vitus,
Mario “The Black” Di Donato e
Paul Chain) privo di retorica e propugnatore di energie primordiali.
Si comincia con le scansioni magnetiche e scorticanti della
title-track e se nella successiva “
Axe gnomes” l’andamento narcotico e catacombale viene squarciato da un'improvvisa fumigante eruzione chitarristica di
Alessio Sanniti, la successiva “
Sword gnomes” colpisce per il suo clima da mortifera danza rituale.
I diciotto minuti (un po’ troppi, direi …) di effetti cinematografici di cui è costituita la materia di “
Green cauldron”, evocano algidi e siderali immaginari da “spazio profondo” (ma anche, in qualche modo il “
From beyond” di
Lovecraft-iana memoria) e consentono ancora una volta di vagheggiare di un contributo più integrato di
Andrea Penso, mentre davvero “impressionante” appare “N
ecropolis: 5000 years after human … silent death”, un densissimo e inappellabile ammonimento che sprigiona sensazioni di autentica inquietudine e turbamento.
In “
Gnomes metal” la parabola musicale dei
Misantropus sembra dunque aprirsi verso “ignote” direzioni ed è davvero un peccato apprendere che i prodromi di questa “mutazione” avranno un percorso limitato, poiché la
band ha deciso di abbandonare l’attività discografica per continuare esclusivamente a suonare dal vivo … nella malcelata speranza che non si tratti di una “sentenza” definitiva, non mi rimane che consigliare l’opera a tutti gli estimatori del gruppo e a chi nel genere cerca un approccio profondamente viscerale, in cui integrità non è sinonimo di ottusità.
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