Il nuovo disco dei redivivi Shooting Star è un’autentica deflagrazione di sensazioni che sono sicuro lascerà letteralmente “senza fiato” tutti i sostenitori dell’hard rock melodico.
Sarà per l’innesto del divino Kevin Chalfant, o per uno “stato di grazia” della band nella sua totalità, ma questo “Circles”, mediamente più morbido dei suoi predecessori, è un disco praticamente privo di difetti formali, caratterizzato da un songwriting inebriante e vario, che si muove con la medesima qualità tra la passionalità dell’AOR e l’elettricità dell’hard rock “classico”, evidenziando costantemente un’eleganza e una capacità di coinvolgimento piuttosto rara e riuscendo a sorprendere anche il più smaliziato degli appassionati del settore, grazie ad alcuni “tocchi” d’imprevedibilità, all’interno di terreni dai confini assai noti, in cui, però, si può ancora dire qualcosa d’importante, se si possiedono la classe e la sensibilità artistica sfoggiata dal nostro sestetto statunitense.
La chitarra e la voce di Van McLain, la sezione ritmica composta da Steve Thomas e Ron Verlin e le tastiere suonate da Dennis Laffoon, operano all’unisono per regalare all’ascoltatore prepotenti e incessanti scariche endorfiniche, il violino di Shane Michaels aggiunge colore ed “eccentricità” al suono, e Kevin, beh, Kevin è semplicemente quel cantante “stellare” che abbiamo imparato ad amare in The Storm e Two Fires ed evidentemente ritrovarsi a far parte di un gruppo chiamato Shooting Star deve aver risvegliato completamente gli attributi “astrali” della sua immensa vocalità.
Vigore, passione e melodie a “presa rapida” s’intrecciano in “Runaway”, nelle delizie a tratti oriental-eggianti di “Trouble in paradise” e nello spigliato virtuosismo di “I'm a survivor”, mentre “Without love”, “George's song” e le vette emotive raggiunte da “What love is” esplorano in maniera esemplare il lato sentimentale e magniloquente del rock radiofonico yankee senza falsi manierismi e manifestando un puro, toccante e mai scontato feeling.
In “Borrowed time” è la componente blues a pervadere l’atmosfera della canzone, contrassegnata anche da preziose stratificazioni vocali, “Everybody's crazy” è un piccolo “tour de force” in salsa hard‘n’roll, “Temptation” entusiasma per le sue suggestioni vagamente “western” inserite in un sostrato di soffusa attrattiva e la fantastica “We're not alone” si distingue per bagliori d’estrazione “barocca” applicati alla vivace dottrina “adulta”.
Per quanto mi riguarda “Circles” mette “in riga” buona parte della concorrenza d’oggi, rappresentando un acquisto irrinunciabile; guardatevi pure attorno, ma credetemi, al momento, è molto difficile trovare di meglio.
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