Ecco a voi la classica band praticamente sconosciuta in Italia, ma che merita tutta la vostra attenzione: siamo di fronte ad un piccolo miracolo.
I tedeschi
Cryptex sono da sempre un trio poco convenzionale: amanti della musica a 360°, nei loro primi due lavori hanno inserito ogni strumento, ogni arrangiamento, ogni suggestione musicale si potesse utilizzare per esprimere la loro visione della musica: un prog rock molto, molto contaminato, ma nel senso più positivo del termine.Arriva il 2020, esce "
Once Upon a Time", e i Cryptex, forti di un contratto con la
Steamhammer, sono in grado di distribuire più capillarmente quello che, a mio modestissimo parere, è un piccolo gioiello di disco.
Ricordate i
The Dear Hunter di cui vi parlai anni addietro? Probabilmente no, ma le coordinate stilistiche sono molto simili: un pianoforte e una voce a guidare un combo che suona prog rock, ma che inserisce al suo interno di tutto: sfuriate metal, dolci voci femminili, oboi, fisarmoniche, doppia cassa a pestare, e poi sussurri, cori di voci bianche, e solos struggenti degni del miglior David Gilmour....
Questo, e molto di più. Ascoltare per credere, in ordine rigorosamente sparso, la poderosa "
Reptiles", la dolce ed eterea "
I Don't Know why", la splendida title track, o una "
Body Language" che sa di Porcupine Tree, una "
I see it in your eyes" in punta di pianoforte che sa di Queen, ma potremmo andare avanti a citare influenze in ogni brano: su tutte, direi Beatles, Genesis, Pink Floyd, ma qui c'è una personalità così spiccata, soprattutto nella meravigliosa interpretazione del cantante/tastierista/mastermind
Simon Moskon, che davvero vorrei avere un cappello, per potermelo togliere.
Scovare una perla nascosta, ogni tanto, è una soddisfazione incredibile; per cui, mi godo il privilegio di potervi consigliare i Cryptex, una band che non avrà mai il successo planetario che potrebbe meritare, ma è una band che fa Arte in Musica. Bravi da morire.