L'
Argonauta pesca nelle paludi della Florida (a Tallahassee) questo trio
Smoke Mountain, composto da
Sarah, Lee e
Brian Pitt. Fuzz-stoner-doom sporco e slabbrato, sul modello Sleep, Electric Wizard, Acid King. Cadenze lente ed ossessive, pesantezza post-apocalittica, distorsioni acide ed atmosfera da oppiacei all'ultimo stadio. Cose risapute in questo sottogenere, ma il trio americano le ricicla con buona attitudine, capacità magnetica ed una sottile venatura di occulto che porta un elemento aggiuntivo al sound torvo e granitico. Il merito è soprattutto della voce di
Sarah Pitt, limpida e decisa, che regala un retrogusto quasi settantiano a pezzi leggermente più tirati e rock-oriented come le buone "
The master serpent" e "
Midnight woman". Dominano comunque le tracce pestone e soffocanti, a cavallo tra sludge e doom marcio, vedi le monolitiche "
Queen of sin","
Touch of the sun" e "
Deathproof" che avanzano implacabili con il loro tonnellaggio viscerale, oppure la meno brillante "
End of days" che propone un tiro sludgy perfino troppo monocromatico nella sua cruda e disperata essenzialità.
Valida anche "
I walk alone", dove il groove extreme-stoner si accoppia con un cantato evocativo ed oscuro, per un episodio di ottimo doom mesmerico che ricorda molto i Witch Mountain (band molto, molto simile a questa..).
Album d'esordio convincente, anche se non clamoroso. Gli
Smoke Mountain possono vantare una grande potenza distorta, una cantante efficace, l'attitudine da pesi massimi del fuzz-doom, ma possono ancora migliorare a livello di songwriting e personalità. Una band da tenere d'occhio nel futuro.
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