Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2023
Durata:60 min.
Etichetta:GMR Music

Tracklist

  1. STIGMATA
  2. SHADOWPLAY
  3. NAMELESS
  4. ABSTRAKT ALGEBRA
  5. BITTER ROOT
  6. APRIL CLOUDS
  7. VANISHING MAN
  8. WHO WHAT WHERE WHEN
  9. REMULUS AND ROMUS (STUDIO OUTTAKE - BONUS TRACK)
  10. NAMELESS (DEMO - BONUS TRACK)
  11. SHADOWPLAY (DEMO - BONUS TRACK)

Line up

  • Leif Edling: bass
  • Mats Levén: vocals
  • Mike Wead: guitar
  • Simon Johansson: guitar
  • Jejo Perkovic: drums
  • Carl westholm: additional keyboards

Voto medio utenti

Nel 1995 non erano in moltissimi i rockofili interessati al power-doom, ed è per questo motivo che gli Abstrakt Algebra, nonostante la presenza di un luminare del settore del calibro di Leif Edling (Candlemass), non ottennero il meritato riconoscimento, assurgendo a quel ruolo di “culto” al tempo stesso gratificante e frustrante.
La ristampa dell’esordio della band (un secondo lavoro del gruppo, mai pubblicato ufficialmente, sarà incluso come bonus nelle reissues di “Dactylis glomerata” dei Candlemass …) ad opera della GMR Music consente di diffondere in maniera ampia il “verbo” degli svedesi, reduci dallo scioglimento (temporaneo) dei Candlemass e forti delle prestazioni irreprensibili di altre importanti personalità (presenti e future) della scena come Mats Levén (ai tempi apprezzato con Treat e Swedish Erotica … il suo curriculum successivo è straordinariamente corposo e variegato), Mike Wead (Hexenhaus, Memento Mori, … e poi King Diamond e Mercyful Fate), Simon Johansson (Memory Garden, Wolf) e Jejo Perkovic (Candlemass, Mustasch).
La necessità di Edling di aggiungere all’impasto sonoro del nuovo progetto artistico nervose variazioni sonore d’ispirazione prog (l’ammirazione per i Rush, dichiarata esplicitamente nei credits dell’albo, fornisce un indizio significativo all’ascoltatore), probabilmente complicò ulteriormente la questione, “spiazzando” un po’ chi si aspettava un legame ancora più stretto con gli autori degli immortali “Epicus doomicus metallicus” e “Nightfall”.
Un tentativo d’evoluzione probabilmente dettato dalla consapevolezza di quanto fosse difficile perpetuare efficacemente una formula espositiva che con “Ancient dreams”, “Tales of creation” e “Chapter VI” stava cominciando a mostrare piccoli segni di “stanchezza”, e che avrebbe meritato sorte migliore soprattutto per l’immane tensione emotiva che trasuda dai solchi, pilotata dalla prova monstre di un grande Levén.
L’opera non è esente da “difetti”, riscontrabili in alcune digressioni soniche non perfettamente focalizzate, e ciononostante non è difficile essere storditi dalla tumultuosa bellezza di “Stigmata”, che alterna pause a scatti evocativi in un fascinoso clima ammantato dalle tenebre.
Shadowplay” fa addirittura meglio dell’opener, grazie ad una rapace linea vocale e a un pathos complessivo particolarmente intenso, impreziosito dalle tastiere iridescenti di Carl Westholm, un “comprimario” di notevole valore.
La strisciante “Nameless” è un monolite Sabbath-iano che non si accontenta di adeguarsi ai cliché, mentre la title-track dell’albo, dopo l’intro cinematografica, dipana il suo fascino visionario tra pulsazioni enfatiche e sprazzi avventurosi, attraverso un approccio accentuato nelle successive “Bitter root” e “April clouds”. Dopo i precari influssi industriali di “Vanishing man”, si approda poi ai quindici minuti di “Who what where when”, volubili e un po’ dispersivi, ma verosimilmente il vero showcase della filosofia della “Algebra Astratta” applicata al metallo pernicioso.
Le versioni demo di “Nameless” e “Shadowplay” e lo strumentale “Remulus and Romus” (che i più affezionati ammiratori di Edling ricorderanno incluse anche in “The black heart of Candlemass - Demos & outtakes '83 - '99”) completano il programma di questa meritevole riedizione, da consigliare a tutti i sostenitori del doom-metal, che amano la sua storia e non considerano gli sconfinamenti in altri territori espressivi un atto di intollerabile tradimento.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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