Kill Ritual “Capitolo V”, ovvero quinto album in studio per la band californiana in soli 8 anni e, di questi tempi, se non è record, poco ci manca!
Eppure, nonostante questo lasso temporale, relativamente breve, di cose ne sono successe parecchie al combo americano capitanato dal chitarrista fondatore
Steve Rice. I primi 2 lavori intitolati The Serpentine Ritual (2012) e The Eyes Of Medusa (2014) erano risultati abbastanza gradevoli, nulla di eccelso per carità, ma comunque erano dischi che avevano cercato di rispolverare quell’antico e genuino sapore thrash tipico della “Bay Area” degli 80’s, ormai sopito da parecchio. Ma già dal terzo album Karma Machine (2015), a mio modestissimo parere, il flusso creativo si era improvvisamente interrotto nelle vene musicali dei nostri, e la qualità del prodotto finito non aveva raggiunto i livelli dei predecessori tanto che, francamente, il quarto lavoro, dal titolo All Men Shall Fall (2018) è passato quasi del tutto inosservato.
All’inizio di questo nefasto 2020 i
Kill Ritual tornano sulle scene con il nuovo full-length intitolato
The Opaque And The Divine, e lo fanno anzitutto con un nuovo vocalist, tale
Chalice Blood (spero per lui, ma soprattutto per i suoi cari, che si tratti del nome d’arte!), che si dimostra subito a proprio agio nelle vesti di frontman del gruppo, sfoderando un ugola feroce, a tratti acida, soprattutto negli episodi più aggressivi del disco, come l’iniziale
Rest In Pain,
Touch Of The Dark e
World Gone Mad, dove lo spirito thrash dei
Kill Ritual esplode in tutta la sua potenza sonora e se dovessimo limitarci a queste 3 tracce potremmo tranquillamente affermare di essere dinnanzi al solito album della band, non molto differente dai predecessori ed invece....
Negli altri brani accade qualcosa di veramente nuovo nella discografia della band di San Josè, infatti in pezzi come
King Of Fools (traccia in cui compare come special guest Andy La Rocque dei King Diamond),
Dead God,
Veil Of The Betrayer o nell’epica
Praise Of The Dead, accanto alla solita violenza musicale tipica del sound dei nostri, vi sono anche delle inaspettate e, ad onor del vero, riuscitissime aperture melodiche che rendono le composizioni più varie e molto meno monotone e che trovano la loro consacrazione definitiva nella conclusiva
A Child To Die For Again, un pezzo oscuro e riflessivo che sembra scavare nell’animo dell’ascoltatore.
Sia chiaro, si tratta sempre di brani che comunque non rinunciano al loro marchio di fabbrica dal timbro squisitamente thrash, ed infatti il lato aggressivo della band si concretizza poi negli assoli o in certi riffs di
Steve Rice che riportano i pezzi nella “direzione madre”, tuttavia queste “deviazioni melodiche” fanno bene alla musica dei
Kill Ritual ed anche all’ascoltatore, creando della varianti davvero piacevoli, che incidono notevolmente sulla qualità del prodotto finito. Forse era proprio questo ciò che era mancato alla formazione americana nel corso dei precedenti album,
Rice e soci si erano impantanati nella staticità del loro stile e adesso con questo
The Opaque And The Divine sembrano finalmente aver trovato una soluzione per superare il loro blocco creativo e per dare una ventata di aria fresca al loro sound che cominciava a diventare stantio, staremo a vedere cosa riserverà il futuro alla band.
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