Dopo otto anni di silenzio torna a farsi sentire la nave fatta con le unghie dei morti della mitologia norrena.
Già, gli svedesi
Naglfar ci hanno fatto aspettare un bel po' dall’ultimo “
Téras”, ma sinceramente ne è valsa la pena.
Questo perché i nostri hanno confezionato un album coerente con la loro carriera e storia musicale, il terzetto guidato da
Kristoffer W. Olivius è tornato con un gioiellino di puro black metal svedese.
L’apertura lasciata alla titletrack del nuovo lavoro lascia pochi dubbi al riguardo; attacco devastante in blast beats con riffing dal sapore antico ma sempre attuale.
Le melodie malsane che si sentono nelle trame di chitarra e le vocals colme di odio vero, puro, sono balsamo per le mie orecchie; brano che pur nei cambi di tempo brevi non cala mai d’intensità.
“
Horns”, è una cavalcata epica nera e maligna; l’apertura in blast beats è magistrale e soprattutto la band si conferma maestra nel piazzare un solo melodico grandioso.
Questo brano per me è uno dei pezzi pregiati di questo disco per com'è stato costruito ed è di pura fattura swedish.
“
Vortex of negativity”, ti devasta dopo un arpeggio dissonante ed oscuro con sfuriate degne del miglior martellatore dell’Ade.
L’enfasi demoniaca, selvaggia e ricca di melodia è un marchio dei nostri e anche in questo brano nella gustosa parte rallentata e ricca di pathos.
“
The dagger in creation”, è un'altra perla nera di puro black metal svedese.
La band non molla la presa, i riffing si susseguono vorticosi con l’andamento in blast beats della batteria, mentre il singer usa toni acidi altissimi; una nota di merito per il solo melodico ma dalla puzza di zolfo?
Ecco “
Necronaut”, rende ancor più chiaro il perché la band svedese sia così adorata.
Brano lento, enfatico, dalle melodie drammatiche in armonizzazione, il buon
Kristoffer offre una prestazione fiera, all’interno c’è un riff magistrale di chitarra.
La conclusione lasciata a “
Last breath of Yggdrasil”, chiude il disco con l’ultima zampata diabolica.
Un disco semplicemente stupendo, che dura poco più di quaranta minuti di grande black metal svedese; ci saranno voluti otto anni, ma bentornati
Nagfar!
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